Molte sorprese alla maratona di New York. In campo femminile c’è poco da dire. L’era Redcliffe si sta per chiudere, visti i recenti numerosi infortuni e le voci di una sua possibile gravidanza. La russa Petrova (37 anni) sta raccogliendo le ultime soddisfazioni della carriera. La vincitrice (Tulu, etiope) non sorprende. La francese Daunay dopo il suo strepitoso personale a Parigi si riconferma a grandissimi livelli.
In campo maschile la sorpresa c’è stata eccome, anche se Meb Keflezighi (USA) non è un volto nuovo (argento ad Atene). Dal km 22 lui e Cheruiyote Cheruiyot hanno fatto corsa di coppi. Tutti si attendevano che il keniota appena ne avesse avuta voglia sarebbe partito da solo, invece non ha resistito all’accelerazione dal 40esimo Km. Certamente con una prima metà gara più veloce il risultato sarebbe stato diverso.
Come spesso accade anche quest’anno la maratona di New York si è dimostrata una corsa a parte. Keflezighi assomiglia molto al Brasiliano Dos Santos. Non hanno nelle gambe 2:06, ma in maratone molto particolari, movimentate e con partenze lente possono trovarsi tra i primi. Cheruiyot che fino ad un anno e mezzo fa con Lel sebrava essere un dominatore sembra pagare gli acciacchi dell’età che non gli hanno permesso di recuperare la forma dopo aver vinto a Boston, ancora una volta. Gharib, terzo, vedi sopra. Mai veramente vincente nelle corse veloci riesce sempre a trovare ottimi piazzamenti nelle poche gare a cui si iscrive.
Indicazioni per il futuro? Poche. Una chiara e importante: la conferma di Ryan Hall, speranza Usa, che dopo un personale quest’anno di 2:06:17 ha ottenuto un quarto posto importante. E’ una speranza anche per chi non è nato in Kenya, vista la sua pelle bianca e i capelli biondi. Vedremo in futuro.
L’esperienza insegna che per essere maratoneti a quel livello non ci sono molti anni a disposizione. Dopo un certo chilometraggio gli infortuni cominciano a farsi sentire. Dal punto di vista psicologico,poi, è difficile trovare motivazione e concentrazione quando devi allenarti per mesi in quota in zone quasi desertiche e hai solo uno o due obbiettivi all’anno.
Proprio per questo, però le vittorie dovrebbero avere un sapore molto particolare.

Di Abro

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