La maratona di Venezia ha una bella storia da raccontare.

Stefano Zancan è un impiegato, lavora a Trieste. Due anni fa ha partecipato alla maratona di Venezia quasi per scherzo, ottenendo un ottimo 2h38′. Un infortunio però lo ha tenuto fermo per quasi un anno, ma al rientro si è subito accorto di riuscire a fare grandi tempi: vittoria alla mezza maratona di Trieste di quest’anno, alla maratonina di Udine e a quella di Aurisina.

Grazie al tempo fatto segnare in una gara locale si è aggiudicato la partecipazione alla Venicemarathon di quest’anno e ha deciso di mettersi in gioco. Il lavoro gli permetteva di allenarsi solo alla sera. La moglie e il bimbo piccolo lo hanno supportato pazientemente nei sui allenamenti. Il suo obiettivo era stare sotto le 2h30, sognava le 2h25. Alla fine il cronometro sorprende tutti: 2h21’33”, undicesimo assoluto, primo di categoria.

“Io non avevo il nome sul pettorale come gli altri 10 che sono arrivati prima di me; alla partenza ho dovuto sgomitare per mettermi tra i più veloci altrimenti rischiavo di restare incastrato tra i 6.000 concorrenti”. Per di più all’arrivo lo speaker non sapeva chi fosse, ha dovuto recuperare l’elenco dei partecipanti. Vedremo cosa gli riserverà il futuro. Non è giovanissimo, ma nella maratona conta molto l’esperienza. Conta molto, inoltre, il fatto di aver corso poche maratone. Probabilmente gli permetterà di essere sportivamente più longevo.

Immagino che per lui, ora sia il momento delle scelte. Con una famiglia puntare tutto sullo sport potrebbe essere rischioso. Però riuscire a fare 2h21′ alla seconda maratona, senza allenatori che lo seguono, senza l’ausilio di centri medici sportivi, analisi di performance, senza allenamenti in altura e con le fatiche fisiche e psicologiche di 8 ore di lavoro al giorno, credo lasci intravedere grandi possibilità di miglioramento.

E a tutti, anche a chi è meno sportivo, da la speranza che i sogni ogni tanto diventano realtà.

Di Abro

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