Domenica ho corso male. Avrei pronta qualche buona scusa (dalla bronchite delle settimane precedenti, al mancato allenamento causa neve, alle 3 notti travagliate della vigilia), però la verità è che pur sapendo di non essere al 100% mi son lasciato tentare dal miraggio del tempone. Domenica ero un po’ deluso, ma oggi mi è passata. Una maratona corsa incoscientemente, dopo due fatte per bene ci può anche stare, anzi, può servire per fare un po’ di esperienza. In questi casi, se va bene si è audaci, se va male dei pirla. Mi rimane un 3h18’18” che mi migliora di quasi 5 minuti.

La gara
Alla partenza il clima è perfetto. Fresco e soleggiato. Non sono riuscito a fare un buon riscaldamento e nemmeno a concentrarmi per bene. Entro nella mia gabbia ma quando veniamo compattati, mi ritrovo davanti anche quelli dell’ultima. Dopo il primo km molto lento, procedo a 4:20\4:25 fino al 10 km, quando raggiungo un gruppetto con un compagno di squadra. Procedono bene, poco sopra il ritmo che facevo prima. Invece di starmene buono buono al coperto seguo un allungo intorno al 15 Km. Si passa per il centro di Conegliano, la folla ci spinge, siamo in leggera discesa, e ne vien fuori un km a 4:04. Mollo il gruppetto in allungo, non posso tenere questo ritmo. Mi ritrovo un po’ al vento. Pago da subito lo sforzo. Il ritmo regredisce fino a 4:35 al 20esimo km e la frequenza comincia ad approssimarsi sempre più ai 170 battiti. Ignoro le avvisaglie di crisi e cerco di restare sotto i 4:30. In alcuni tratti il vento è davvero fastidioso. Talvolta trovo qualcuno che potrebbe scoraggiarmi per un po’, ma non era giornata per essere paziente. Appena pensavo di aver recuperato un po’ cercavo di accelerare. Passo la mezza in 1h34′. Forte, troppo forte. Al 25esimo mi rendo conto di essere in difficoltà. Le sensazioni che avevo al 25esimo a Venezia erano completamente opposte. Mi ero tenuto molto bene, non vedevo l’ora di lasciarmi andare, allora. Al 30esimo la crisi è irreversibile. Ho crampi ai quadricipiti delle coscie e leggermente anche nei polpacci. Uniformemente distribuiti. alemno la soddisfazione di avere una buona simmetria di distribuzione dello sforzo … Faccio 5 km regredendo progressivamente da 4:35 a 4:51. Al rifornimento mangio e bevo (prima sosta). Mi raggiunge il compagno di squadra che lasciai al 15esimo. Anche lui un po’ in crisi, ma non molla. Mi da la forza per arrivare allo spugnaggio, dopo il quale faccio la seconda passeggiata. Riprendo per un altro km e, alle porte di Treviso mollo novamente (terza camminata). Il tratto in centro è breve, ma il pavè e il saliscendi sono difficili da affrontare dopo 3 ore. Nonostante la minaccia crampi, faccio un ultimo km come dev’essere fatto l’ultimo km, 4:25, e sprint finale.

Analisi
Il grafico dei tempi parla da solo. Ritmo troppo elevato e deriva cardiaca fino al crollo. Rispetto al programma sono partito abbastanza forte. L’idea di raggiungere un compagno di squadra che vedevo in un gruppetto un centinaio di metri avanti a me mi ha fatto mantere un ritmo di circa 5″ inferiore ai piani. Lo sforzo, comunque è stato assimilato bene, la frequenza cardiaca si è mantenuta a livelli accettabili. La decisione di lasciare il gruppetto per cercar fortuna davanti, però, ha dato il via alla deriva della frequenza cardiaca, dal 15esimo ho corso in debito, fino a scoppiare al 35esimo. Per quanto riguarda il ritmo, dopo aver capito che la benzina stava per finire, ho mantenuto dignitosamente i 4 minuti e mezzo con punte di orgoglio attorno ai 4:20 al 22esimo e 30esimo. Gli ultimi 7 km, però, sono stati una passione. Le tre passeggiate mi son servite per recuperare un po’, ma ormai non ne avevo veramente più. Confrontando i tempi con quelli di colleghi e amici sembra che tutti abbiano avuto un bel calo nel finale. Più del caldo, probabilmente la colpa sta nel vento.

Gli errori
#1 Concentrazione. Distratto da vari avvenimenti nei 4 giorni precedenti, non sono mai riuscito a mettermi le scarpe da ginnastica. Una settimana prima avevo la testa già in gara, poi ne sono uscito. Ho spento il cervello mentre correvo, non avevo ben chiaro i limiti che mi avevo imposto. Ho preso decisioni sbagliate più volte, perseverando nella scelta di andare sempre oltre il limite.
#2 Scarso riscaldamento. Stanco per la nottata, ho approcciato tardi e con scarsa convinzione il riscaldamento. Nessun allungo. Con 10 minuti in più e un po’ di streching poteva spendere meno per la partenza veloce.
#3 Magra colazione. A casa non avevo molta fame e alla partenza ho perso troppo tempo negli spogliatoi. Dovevo mangiare qualcosa di più appena arrivato a Vittorio Veneto.
#4 Partenza. Devo convincermi a sgomitare un po’ di più alla partenza.

Aspetti positivi
Nonostante tutto anche questa esperienza sarà utile. Smaltita la delusione di domenica, l’analisi della gara mi ha mostrato in modo chiaro gli errori. Nonostante quest’ultimi, sono riuscito a migliorare il mio personale e ciò mi fa intravedere che c’è ancora spazio per migliorare. Fin dal lunedì avevo voglia di riprendere gli allenamenti e di trovare un obiettivo nei prossimi 2-3 mesi. Dopo due maratone molto appaganti avevo cominciato a prendere le cose con un po’ di faciloneria, confidando nel fatto che bene o male alla fine sarei sempre riuscito a raggiungere l’obiettivo. Spero che questa esperienza mi ricordi che nella maratona non si può improvvisare.

Di Abro

2 pensiero su “TV 2010: minimo risultato col massimo sforzo”
  1. Anche tu, come me, tendi ad essere ipercritico verso te stesso anche quando dovresti goderti l’ottimo risultato ottenuto. E’ chiaro che si può sempre migliorare ma 3 h 18′ in maratona è un tempo eccellente per gente come noi che si dedica alla corsa per passione e divertimento.

  2. Lo prendo comunque come un gioco, mai capitato di non dormire o di essere nervoso perchè ho corso male. Mai successo neanche che mi passi la volgia di correre. L’unico dispiacere è che devo attendere 6 mesi per riprovarci …

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