Arrivo a Mestre attorno alle 20.15. I parcheggi sono abbastanza vicini a piazza ferretto, dove è situato arrivo e partenza. La gara femminile sta terminando. Dopo le donne tocca agli amatori oltre i 45 anni e poi assoluti e amatori rimanenti. Faccio un po’ di riscaldamento e ricavo buone sensazioni. La gamba gira veloce.E’ la prima gara serale che faccio. La prima sui 10 km. Sembra andare tutto per il meglio. Trovare nella busta del pettorale un “buono spritz” sembra una bella presa in giro. Per il resto l’organizzazione è ottima. Scambio dei saluti con compagni di squadra e faccio un po’ di stretching. Ho giusto il tempo di scambiare due chiacchere con un compagno di squadra che ha terminato la sua batteria con un ottimo tempo. Mi dice che il percorso è scorrevole a meno di un paio di curve secche. Si percorrono 5 giri da 1980 metri + 50 metri iniziali, per un totale di 9950 metri. La serata è perfetta: 20 gradi, aria fresca e asciutta.
Mi sistemo in griglia di partenza in buona posizione. Arriva presto il momento del via. Si parte veloci, cerco di farmi spazio ma perdo terreno. Non sono abituato a questi avvii concitati. Il rettilineo di partenza si stringeverso una breve salita che termina con una curva a gomito. Qui perdo parecchio tempo e parecchie posizioni. Cerco un po’ d’aria allargandomi un po’ su un rettilineo, poi un’altra curva fa avvicinare il gruppetto. Subito dopo la curva un ragazzo inciampa su un dosso rallentatore. Lo vedo crollare davanti a me, non mi giro, ma sento il tipico rumore di carne che si grattuggia sull’asfalto. Ricordi delle ultime cadute in bicicletta, tanti anni fa.
Mi accorgo che non riesco a consultare facilmente il garmin, e quelle volte che ce la faccio mi da risultati un po’ strani. Correre tra i palazzi della città non aiuta la ricezione dei satelliti.
Passo il primo giro (con i 50 m supplementari) in 7’10”, alla media di 3’31″/Km. Sento che sto spendendo molto ma cerco di tenere il gruppetto. Secondo giro in 7’09”, media 3’37″/Km. Mollo il gruppetto e mi trovo solo per un bel pezzo. Sono rimontato da alcuni atleti ch non riesco a seguire. Terzo giro in 7’24”, media di 3’45″/Km. Era un ottimo tempo , ma non ne avevo la consapevolezza. Al quarto giro il patatrac, mi colpisce una fitta via via sempre più fastidiosa al fianco. Non riesco a respirare, sono costretto a fermarmi e caminare. Una persona dell’assistenza in bici mi guarda da lontano, pronto ad intervenire se avessi problemi. Sono un po’ sfiduciato, ma rimango lucido. Riprovo a correre una prima volta, ma smetto subito. Respio e mi massaggio, riprendo a correre, dapprima piano, sento ancora dolore e cerco di fare in modo che non aumenti, poi accelero. Passo al quarto giro con più di un minuto rispetto al giro precedente: 8’32”, alla media di 4’20″/Km. Pur essendo stanco riesco a riprendere un buon ritmo e l’ultimo giro passa con lo stesso tempo del terzo. Allungo negli ultimi 150 metri, recuperando 4 posizioni e giungendo a ridosso di un altro gruppo da 3 persone che, partendo prima, avrei potuto recuperare. Nel rettilineo finale mi sentivo carico di rabbia e pieno di energia.
Il risultato è buono, ma poteva essere ottimo. Ho subito pensato che il problema al fianco fosse dovuto all’acqua che ho bevuto prima della gara. Per la tensione mi si asciugava la bocca. Già altre volte il mio fisico ha reagito all’acqua con proteste dolorose. Ho letto in giro che un dolore in prossimità del fegato può essere dovuto a tensioni muscolari dovute ad una scarsa abitudine a queste velocità. Non lo so … So però che, pur essendo conscio del fatto che avevo speso tanto e stavo rallentando, quel problema mi ha fatto perdere almeno un minuto. Sarebbe stato davvero un ottimo tempo, tra i primi 15 di categoria.
Sabato sentivo ancora talvolta quella fastidiosa fitta sotto al costato, soprattutto dopo aver pranzato. Oggi, tre giorni dopo la gara sono a casa con una febbre di natura ignota. Forse stavo covando qualche malattia.