La fitta patita venerdì ha condizionato la mia gara. Ricordavo di aver letto qualcosa a riguardo, ma non essendone particolarmente interessato (allora) non mi è rimasto in mente. Ho provato a cercare queste informazioni sul sito di Orlando Pizzolato, confidente del fatto che è questa la fonte più affidabile a cui mi rivolgo percuriosità relative alla corsa. In effetti ho trovato ben presto quello che cercavo.

Nella “TRAINING NEWSletter – Anno 2 – Numero 59” Orlando spiega in modo molto semplice i motivi del dolore alla milza (fianco sinistro), al fegato (fianco destro) e altri tipi di dolori vicini alla cassa toracica che si possono verificare durante la corsa. Questi mi interessano particolarmente. La pagina era in una area riservata del sito, il cui accesso è consentito solo agli iscritti (l’iscrizione è gratuita). Non potendola linkare ho chiesto il con consenso alla pubblicazione di qualche brano, che lo staff di Orlando ha gentilmente concesso:

Un altro tipo di dolore viene avvertito un po’ più in alto rispetto al fegato, proprio sotto il margine dell’ultima costola, e in questo caso la causa dipende dal diaframma, il muscolo che alza l’addome durante la respirazione addominale. Alcuni organi interni (fegato, stomaco, milza) sono attaccati con i loro legamenti proprio al diaframma. Ad ogni falcata, i sobbalzi causano lo stiramento dei legamenti, comportando piccoli spasmi con conseguente dolore. Uno specifico legamento del diaframma si inserisce proprio nel margine dell’ultima costola, ed è questo che determina la sgradevole fitta al fianco (per approfondimenti vedi TN14).
[…]
Se invece si vuole alleviare la fitta mentre si corre, è sufficiente modificare la cadenza e l’ampiezza della respirazione in relazione alla falcata. Dopo i primi istanti di corsa la respirazione tende infatti a sincronizzarsi con la frequenza dei passi, soprattutto nel momento in cui il piede prende contatto con il terreno. In modo automatico si tende ad inspirare ed espirare quando la stessa gamba tocca terra. Ogni podista rispetta questo schema a cui è collegata automaticamente la propria respirazione: ognuno è sincronizzato sempre con l’azione della stessa gamba. Durante la corsa a ritmo lento il rapporto della respirazione è di 1 a 2 (ogni 2 passi), mentre nella corsa veloce il rapporto è di 1 a 4. Questa simmetria di respirazione può causare un sovraccarico sempre sulle stesse strutture. Modificando l’azione respiratoria in sincronia con l’altra gamba i fastidi solitamente scompaiono. Un altro modo, più rapido e pratico e basato sempre sulla modifica della respirazione, è quello che prevede un aumento dell’aria inspirata, che dovrebbe poi venire espirata in modo forzato. Una riduzione della frequenza dei respiri limita le “trazioni” del diaframma sul legamento che lo tiene unito alla costola.

via www.orlandoppizzolato.com

Di Abro

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