Copio spudoratamente titolo e immagine del post di Mario de Benedictis, perchè è la sintesi perfetta della delusione che passa per la testa e che toglie le parole di bocca.
Non riuscendo a pensare ad altro, però, le parole, poi vengono. Più ci penso e più mi sembra un suicidio sportivo. Non so se conscio o inconscio. Dopo il trionfo di Pechino 2008 aveva manifestato la sua difficoltà psicologica nel tronare a fare i sacrifici che questo sport richiede. Solo chi è veramente affamato riesce a sopportarli. Solo un grande e vero campione riesce a sopportarli anche dopo aver già assagiato la gloria sportiva. Nonostante fosse ancora lontano dai 30 anni Alex non ce la faceva più. Era tornato a fare allenamenti “sovraumani” e per questo si aspettava risultati “oltre il massimo”: medaglie sia nella venti che nella 50 Km.
Forse inconsciamente un istinto all’autodistruzione sportiva lo ha condotto alla tentazione del doping. Come avviene per i giovanissimi che non trovano stimoli nella vita e si abbandonano a droghe e alcool. Penso questo perchè non si può sperare di non essere scoperti usando un medicinale vietato 10 giorni prima di una gara fondamentale. Un medicinale, per di più vecchio di 10 anni che già da 5 viene rilevato facilmente nelle urine. Fosse stato il CERA, o qualche diuretico usato per “nascondere” gli agenti dopanti … un doping casalingo e ingenuo.
Dispiace per Alex, perchè questa storia non è quella di un truffatore. E’ la storia di un atleta che aveva le doti per primeggiare in questo sport per diversi anni. Ed invece, per paura di non riuscire a fare più di quanto tutti si aspettavano da lui è caduto nella trappola per atleti insicuri.
Per lui spero tanto cominci una nuova vita, lontano dallo sport che gli dia serenità. Spero tanto non faccia la fine di Pantani, altro atleta debole psicologicamente, che sentiva il dovere di dover sempre stupire.
Per lo sport spero serva da esempio. Non tutte le federazioni, non tutte le nazioni, non tutti gli sportivi si assumono immediatamente le proprie responsabilità.
[…] avevo sospettato, a sentir le sue parole, quello di Scjwazer è un suicidio sportivo. Non voleva più fare tutti […]