Per la decima volta in tredici anni mi trovo allineato in gabbia a Strà, pronto per partire per la Venicemarathon. Ripercorrere ogni anno più o meno gli stessi appuntamenti mi rassicura. E’ come fermarsi a trovare un amico per farsi raccontare come va’, per poi ritornare ai propri affari.

Domenica per esempio mi sono accorto subito che c’era qualcosa di strano. Nella luce, per esempio. _MG_6604Dopo un po’ mi sono ricordato che era uno dei rari casi in cui il giorno della Venicemarathon non coincideva con il ritorno all’ora solare. Questione di un’ora, poi il sole sarebbe tornato ad asciugare la rugiada lungo la sponda del Brenta.

Mi sentivo molto riposato. Il timore che si ripresentassero i problemi intestinali di due settimane prima, la cui causa non ho ancora bene accertato, si é riacutizzato dopo il primo bicchiere di the caldo. Avrò il pudore di non scendere troppo nei particolari, dico solo che sono stato molto ma molto fortunato che sia successo quando non c’era ancora la fila ai bagni.

La mia fiducia era in bilico. Da una parte gli allenamenti poco esaltanti e la paura di stare male, dall’altra la convinzione di poter te14633521_10209766493670582_4688588849881595833_onere a lungo un  buon ritmo e un esaltante senso di leggerezza e agilità dovute alle ultime due settimane di scarico. Partivo con la convinzione di valere un tempo tra 2h45′ e 2h50′. Per questo volevo partire per un ritmo attorno ai 3’50″/Km, poi le difficoltà nel finale avrebbero virato la media verso valori più elevati.

La possibilità di fare il riscaldamento dentro il giardino di Villa Pisani é un privilegio che fa fare un grosso salto di qualità a questa maratona. Ho guardato un pezzo della diretta che aveva fatto un canale in lingua inglese, ora disponibile su Youtube. Mi sembra di essere stato dento un sogno che migliaia di persone da tutto il monto stavano facendo davanti alla tv poche ore prima.14725612_1708506766142162_8645119610304811037_n

Il riscaldamento va bene. Faccio tutto nei tempi giusti. Tre km di corsa molto lenta e 15 minuti di esercizi e stretching dinamico. Entro in gabbia meno di 30′ minuti prima della partenza. E’ già affollata ma c’è molto movimento e riesco a posizionarmi nelle prime posizioni, quanto basta per vedere i top runners e le celebrities di quest’anno: Ivan Basso e Mauro Bergamasco.

Per un piccolo disguido nella gestione degli ultimi minuti, viene dato lo start proprio mentre si sta ultimando l’inno nazionale. Per la verità non sarebbe male riproporlo anch il prossimo anno. Evita quell’estenuante attesa e lo stress del countdown. Dopo lo sparo cerco lo spazio tra chi parte molto piano. Mi guardo in giro per cercare un gruppetto ma la confuzione dura per almeno due km. Alcuni atleti molto veloci partiti molto dietro mi superano, mentre altri più lenti partiti più avanti vengono a loro volta superati.

Non riesco mai a ricostruire in maniera cronologica quello che é successo durante una gara. Non é per il fatto di essere assente o per la trance agonistica, mi sento spesso molto lucido. Appena succede qualcosa di significativo, come il ricongiungimento con un gruppo, la chiaccherata con un volto noto, un paesaggio particolare, lo getto alle spalle per concentrarmi su quello che ho di fronte.  Alla fine mi giro per raccogliere i pezzi della mia corsa e trovo un sacco di volti, luoghi, numeri buttati IMG-20161023-WA0006_Balla rinfusa. I questa occasione ricordo che per quasi un km seguo Anna Zilio, una forte atleta vicentina. Poi ho seguito un ragazzo croato che teneva un ritmo a me molto adatto e mi ha riportato su un gruppetto con Andrea Rigo, con cui scambio due chiacchere. Penso che l’ultima volta in cui ho corso un maratona con lui ho fatto il personale (Trevisomarathon 2015) e spero che mi porti bene. Lascio quel gruppo quando la mia “guida” croata si porta in testa. Ci stacchiamo a poco a poco e puntiamo ad un gruppetto davanti a noi. Scorgo Giovanni Iommi, un grande atleta, oggi un po’ in difficotà. Avanziamo ancora fino ad accodarci ad un altro gruppotto. Appena raggiunti, dopo 2 km a 3’42″/Km di media e frequenza cardiaca fuori giri decido di mollare. Non voglio fare la fine dello scorso anno. Credo di ricordare che fossi appena al km 10. Da qui comincia la mia corsa solitaria. Riprendo il mio ritmo a 3’50″/Km scarsi. Sono sereno.
In questa prima metà vedo ovunque Daniele, armato di macchinetta forografica. Molte delle foto che vedete sono sue. Anche Fabrizio si fa vedere e ci incoraggia in più punti.
Ho una prima difficoltà a Malcontenta. Aspetto il km 19 per prendere un gel. Arriva un nuovo cavalcavia, novità di quest’anno. Me lo avevano raccontato, l’aspettavo. Decido di attendere la fine della discesa per il gel. Questo breve rilievo mi scompone. Ci metto tre km a ritornare al mio ritmo. Entrato a Marghera riprendo bene, ho il morale alto perchè sto recuperando ad uno ad uno gli atleti del gruppetto che avevo lasciato andare. Sono staccati a breve distanza uno dall’altro, tutti abbastanza in difficoltà. Poi si entra in Mestre col sottopasso della stazione. Trovo un sacco di persone ch mi salutano. Amici, colleghi … sono solo staccato sia da chi mi precede che da chi mi segue, quindi ben visibile.WhatsApp Image 2016-10-23 at 19.31.50

Mi ha fatto davvero un grande piacere ed é stato un grande aiuto. Ho un Inglese in maglietta nera nel mirino e quando sono nei pressi del ponte pedonale che immette nel parco di San Giuliano l’ho quasi preso. Fa la salita troppo forte quindi decido di ritardare l’aggancio, invece in discesa tiene bene e faccio molta fatica a stargli sotto. Nel parco vedo ancora tanti amici e ancora un gran tifo. Nei cavalcavia dei raccordi che portano al ponte della libertà sono praticamente in scia. Arrivati sul lungo rettilineo del ponte lo lascio andare e io mi metto su una media di 5″/Km in più della prima parte. Ve bene così, cerco di tenere duro senza rischiare. Supero un giapponese in difficoltà, mentre dietro mi raggiunge un atleta che poi scoprirò essere un ex ciclista molto titolato da juniores, con un centinaio di vittorie all’attivo. Mi supera. Sui ponti di Venezia mi é sembrerà di poterlo riprendere, ma ci ho un po’ rinunciato. Probabilmente é l’unico trevigiano arrivato prima di me, credo.

La vera, grossa difficoltà arriva coi primi ponti, dal km 39. Farò gli ultimi 4 km molto molto lenti. Di botto perdo 15″ abbondanti al km. Mi fanno male le gambe, ma non sono in crisi. Mollo forse mentalmente, forse perchè non ho nessuno davanti, nessuno dietro, so che vado a migliorare il personale e quindi sono soddisfatto. Poi Venezia é di fronte a me, la giornata é splendida, c’è un tifo e un interesse che non sentivo ultimamente in piazza San Marco. All’ultimo km guardo il cronometro e penso che se lo facessi in 4′ sarei sotto le 2h43′, provo unWhatsApp Image 2016-10-23 at 19.31.02 po’ ad accelerare ma dopo poco mi accontento. Neanche l’ultimo rettilineo lo faccio a tutta, mi godo tifo e panorama e stranamente (non lo faccio mai) alzo le braccia sotto lo striscione.

All’arrivo vedo Leonardo, con cui ho corso lunghi tratti delle ultime due maratone. Mi dice di aver fatto tanta fatica. Mi ha preceduto di due minuti e ha fatto il personale, ma non sembra molto soddisfatto. A mio giudizio ha fatto molto bene. Sta crescendo in maniera costante maratona dopo maratona. Deve avere ancora pazienza, aspettare che il fisico di adatti un po’ per volta e alle 2h30′ ci arriverà.

Vado diretto ai massaggi. Soffro come un cane mentre mi sciolgono i muscoli dei polpacci, molto contratti. Mentre cerco di trattenermi dal mostrare il dolore (per non farli smettere) penso che che l’affaticamento dei polpacci sia dovuto in parte ai ponti e in parte alla scelta delle scarpe. Per la prima volta ho scelto un paio di scarpe con poco drop (4 mm),leggerissime (170g il nr 40), ma con un discreto ammortizzamento. Sono le Skechers Go Run. Sono davvero super soddisfatto. Per tutta la gara non ho pensato alle scarpe non mi hanno causato difficolta e mi sono sempre sentito molto naturale. Proprio quello che chiedo ad un paio di scarpe. Alla fine non avevo vesciche o unghie nere. Pienamente soddisfatto. Sicuramente sono scarpe che mi posso permettere per corse lunghe solo quando sono in forma. Poco adatte a chi corre molto di coscia e ha qualche kg in più.

Dopo la doccia torno alla zona arrivo e vedo Jessica. Sono felicissimo solo per il fatto che sia arrivata, era la sua prima maratona. Lei é dispiaciuta per un problema fisico che le ha impedito di esprimersi al massimo. Per me é un successo (indipendentemente dal tempo finale) quando un atleta che va forte nelle distanze più brevi, vive l’esperienza della sua prima maratona come una cosa fattibile e non distruttiva.IMG-20161023-WA0028
Con Daniele, Ricky e Valeria (che convinciamo a seguirci) facciamo una lunga passeggiata verso Sant’Elena dove ci aspetta la premiazione del campionato bancari ed assicurativi. Stefano é già li a raccattare eventuali premi assegnati. Inizialmente sembravo secondo nella generale, lunedì dopo ero terzo, mentre sembra confermato il primo posto di categoria. Invece dopo essere stati premiati come seconda squadra (per soli due minuti, dicevano …) il giorno dopo scopriamo di essere terzi. L’incertezza di regole e proclamazioni mi fa perdere interesse per questo tipo di classifica che già di per se é piuttosto poco significativa.
Torno a casa con una grande fiducia per il futuro. Credo di avere imparato un sacco di cose e sono convinto di non essere al termine della mia crescita sportiva. Sicuramente gli anni si fanno sentire, ma l’esperienza aumenta.

Di admin

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