E’ passato più di un mese dalla Venicemarathon. Avevo in programma la “Pedemontana in corsa”, un evento che attendevo da tempo perchè partenza e arrivo quest’annno erano a Cavaso del Tomba. Un impegno concomitante, irrinunciabile, mi occupava tutta la giornata del 20 novembre. Quindi, dopo aver tirato una croce sul calendario ho considerato altre date. Quelle più attraenti adevano in giorni in cui non ero disponibile.
Se non ho fatto altre gare, devo ammettere, la colpa non é solo degli impegni. Due settimane dopo la maratona la motivazione e la fame sportiva hanno cominciato a sgonfiarsi come un pallone schiacciato dal senso di appagamento e dalla stanchezza. Siccome s’è fatta ormai una certa età 🙂 e sono solo un povero amatore il cui unico sponsor da accontentare é la soddisfazione personale, ho pensato che alla fin fine non é proprio obbligatorio gareggiare a tutti i costi. Mi rimane il pallino dei cross, se capita qualche occasione, senza prepararli, correrò volentieri.
Per ora dedico qualche uscita ad allenamenti “divertenti” che a ridosso delle gare sono costretto ad evitare. Per esempio il tentativo di aggiornare i miei tempi in qualche segmento Strava che é sempre oggetto di disputa. Poi ho fatto anche un bella corsa lenta di 32 km con 500 metri di dislivello. In altre occasioni un circuito con allunghi brevi in salita per cercare un potenziamento di base. Mi sono molto divertito a correre in salita nei boschi. Era dai tempi delle scalate in bici sul Monte Grappa che non provavo quella sensazione. Correre in pista a 3’/Km o in salita a 6’/Km, che per me sono sforzi massimali, producono sensazioni completamente diverse. Produrre il massimo sforzo in salita é questione di forza, le gambe girano lente, la spinta dura tanto. In pianura assume più importanza la velocità e l’agilità. Non basta essere forti. Quella forza la devi sviluppare in pieno in pochissimo tempo. Diventa importante la potenza. Senza dubbio le mie caratteristiche innate mi rendono più adatto allo sforzo in salita. Me ne sono accorto anche da come ho gestito l’allenamento sulle salite da 2-3 Km del Montello. Da almeno dieci anni le uniche salite che faccio sono i 200 metri dei cavalcavia. Ciò nonostante quando spingevo a 6’/Km mi sentivo a casa. Non voglio dire che fosse facile. Non vedevo l’ora che spianasse, ma mi sentivo molto meglio di quando sto mulinando le gambe al massimo sperando che arrivi presto il traguardo alla fine del rettilineo di tartan.
Da questa esperienza metto via due lezioni.
1) la salita (lenta e non i cavalcavia a manetta) sono un ottimo modo per allenare la forza. Una caratteristica che non é certo la migliore qualità per un maratoneta ma che non essendo quasi mai sollecitata é sensibile ad un grosso miglioramento. L’ideale sarebbe migliorarla nella fase di preparazione di base (senza esagerare) e poi allenare la resistenza alla forza.
2) Non é completamente da buttre l’idea di partecipare a gare con un salite ripide. Ho già fatto mezze maratone con lunghe salite al 2-4% (Schio, Bavisela, Vittorio Veneto) ma in questo caso lo sforzo é diverso. Si tratta pur sempre di un esercizio di potenza. Sto pensando a gare tipo la Due Rocche. Una mezza maratona con salite in cui spesso anche i più forti in alcuni tratti camminano. Niente ultratrail o corse con Camelback, zainetto, scarpe da mezzo chilo o che superano le 3 ore. Ci vorrebbe tutt’altro tipo di allenamento.
Prossima gara?
Ho sciolto questa settimana un dubbio che da tempo mi tormentava. L’ovvia scelta della Trevisomarathon (che ho già corso tutte le precedenti 13 edizioni) era messo in dubbio dalla Unesco Cities Marathon. Quest’ultima é una maratona velocissima, che dicono ben organizzata e “a livello di amatore”. Per di più arriva 3 settimane dopo Treviso, quindi con più tempo per completare la preparazione. Da parte sua Treviso quest’anno capita durante la settimana di carnevale, qunando si chiuderanno le scuole e potrebbe essere l’occasione per un viaggetto in famiglia. A mettermi qualche dubbio sulla maratona trevigiana c’è il fatto che negli ultimi anni si é fatta un po’ antipatica. Sempre encomiabili i volontari e chi da il meglio di se per la manifestazione, però ci sono diversi motivi che la rendono meno attrattiva. Tra questi: gli attriti con la città di Treviso, la confusione in zona di arrivo dello scorso anno, la forte impronta “enologica” che la nuova dirigenza di Unindustria Treviso sta dando alla manifestazione. Se la gestione dei Top Runner resterà a Migidio Bourifa per lo meno ci sarà la garanzia di un percorso abbastanza veloce e con una lunghezza affidabile. Però é ancora vivo il ricordo dello scandaloso sprint dei due atleti che si giocano la maratona zig zagando tra i tapascioni della “Mooh Run” (che avrebbero anche loro il diritto di godersi il loro arrivo senza trovarsi in questa situazione imbarazzante).
C’erano motivi validi per partecipare ad entrambe le manifestazioni, quindi la scelta é stata sofferta. Ho immaginato i miei pensieri del 4 marzo prossimo, il giorno prima della maratona a cui non manco da 13 anni. Ho immaginato i miei pensieri del 6 marzo, leggendo le classifiche, provando ad indovinare le caratteristiche del nuovo percorso, consapevole di essere uscito per scelta dalla lista dei “senatori” della Trevisomarathon. Alla fine ho scelto Trevisomarathon. Come sempre fatto dal 2004 ad oggi.