E’ un grosso sollievo avere portato a termine senza inconvenienti la mia undicesima partecipazione alla Venicemarathon. Ora posso guardare avanti con più serenità.

Nei giorni precedenti la gara ero un po’ in tensione. Ero vigile a minimi segnali che potessero evidenziare un pericolo. Temevo che un qualsiasi problema in corsa potesse precludermi questo tipo di sforzo in futuro. Allo stesso tempo, però, arrendersi alla paura e ritardare troppo il ritorno alla maratona rinvigoriva ancora di più i miei timori.

I medici erano stati chiari nel rassicurarmi sul fatto che la terapia che sto seguendo e altri accorgimenti come l’idratazione (sia a casa che in corsa) non mi avrebbero fatto correre più pericoli del normale. Però per averne la sicurezza dovevo fare una maratona “pulita”, senza alcun problema fisico. Come se non bastasse, nelle ultime settimane ci sono stati gravi incidenti durante gare podistiche (uno anche a Treviso). Niente a vedere con il mio caso ma sono pur sempre episodi poco rassicuranti.

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Come accade da un paio di anni, si può fare riscaldamento nel giardino di Villa Pisani

Sapevo che correre attorno al tempo fatto lo scorso anno sarebbe stato al limite delle mie possibilità attuali. Oltre al gruppo giusto avrei dovuto contare anche su una giornata perfetta. Così non é stato perchè il vento, come previsto, veniva da nord-est, direzione contraria a tutti i primi 30 km. Se devo essere sincero, il dispiacere é durato poco. Mi sono liberato della tentazione di non perdere l’occasione di fare un tempone. In griglia di partenza ho cominciato solo a pensare di stare coperto in un gruppetto. Se tenevo un passo sotto i 4’/Km potevo finire in meno di 2h50′, un ottimo risultato.

Come spesso accade, alla partenza sono rimasto indietro. Non sono mai molto abile in partenze affollate. Dopo 200 metri ho assistito anche ad una caduta. Qualcuno é stato toccato ai piedi a giudicare dal classico rumore dello schianto a terra e della pelle che striscia sull’asfalto. Perchè correre questi rischi alla partenza di una maratona?

Ho dovuto correre in rimonta i primi due km, balzando verso i gruppetti che mi precedevano quando vedevo che il ritmo era troppo basso.

Un moomento della "fuga a due" durata 10 km
Un moomento di una breve “fuga a due”

Le gambe erano leggere, mi sentivo bene e chiudevo senza senza molta fatica con rapide progressioni il buco che mi separava dal gruppettto che mi precedeva. Ho terminato la mia rimonta in coda ad un gruppetto di 7-8 atleti tra cui la vicentina Cunico. Al km 7 circa raggiungiamo anche la croata Sustic (due recenti vittorie al passatore) con altri due atleti. Tra questi il russo Pomoshnikov, giovane ex ciclista professionista che da poco ha sposato una figlia di Orlando Pizzolato. Ha fatto una corsa molto accorta cedendo sul finale. E’ arrivato a poco più di un minuto da me. Pensavo si potesse formare una coalizione tra le donne ed eventuali loro accompagnatori e mantenere a lungo il gruppetto. Sono appena fuori dal podio, le tre africane ci precedono con un vantaggio ampio.

Il vento si faceva sentire e rintuzzava qualche ardito che lasciava il gruppetto in avanscoperta. La fuga durava un km, poco più. Io spesso seguivo gli audaci, senza espormi troppo al vento. In un paio di occasioni mi sono fatto sorprendere perchè ero in coda.

In 3 tentiamo l’uscita più lunga che durerà una decina di km. Comincia al 13esimo circa quando seguo un atleta del Base Running e uno del Venezia Runners. Guadagnamo fino ad un massimo di 15 secondi. Attraversiamo il tratto più brutto del percorso in zona industriale, in direzione perfettamente opposta al vento e senza il riparo di edifici. Ricordo tratti corsi piano con occhiate reciproche per cercare un cambio o protezione dalle folate. Abbiamo impiegato 4’06” per percorrere il km 22, il più lento della gara, ponti finali esclusi.

 

Al km 19 mi é tornato in mente lo stesso km della maratona di Treviso, quando ho cominciato a non vederci più molto bene. Poi mi sono distratto e non ci ho più pensato più fino a Venezia. Tra Marghera e Mestre l’atleta del Venezia Runners che ha sempre tirato al vento é stremato e cala l’andatura. Di cinseguenza ben presto, in centro a Mestre, vediamo il gruppetto della Sustic che ci raggiunge dopo 10 km di inseguimento. A me va anche bene così, più siamo e più posso proteggermi.

L’atleta del Base running vuole ritmi più alti e rimane di nuovo solo con un notevole vantaggio. Io mi sento sempre bene, ma preferisco un gruppo numeroso e non mi fido dei suoi allunghi che spesso non durano molto. Le gambe sono in ottimo stato. Posso lamentare solo un fastidio a livello del torace, che non so se dipende dallo stomaco o dalla tensione. Questo fastidio mi aiuta ad essere un po’ più attendista, altrimenti avrei sicuramente osato qualcosa in più.

Al Parco di San Giuliano tra due celebrities: la Croata Sustic, due volte vincitrice del Passatore e l'ex ciclista Pomoshnikov, che ha sposato una figlia di Orlando Pizzolato. Il leggendario maratoneta italiano era presente in gara con la bici per il commento tecnico.
Al Parco di San Giuliano tra due celebrities: la Croata Sustic, due volte vincitrice del Passatore e l’ex ciclista Pomoshnikov, che ha sposato una figlia di Orlando Pizzolato. Il leggendario maratoneta italiano era presente in gara con la bici per il commento tecnico.

Al parco di San Giuliano ritrovo un po’ di amici che mi chiamano e mi salutano. Fa sempre molto piacere ed é di grande aiuto. L’accesso al ponte della libertà tramite il cavalcavia sa sempre da resa dei conti. Nella mia testa sento la sigla di “Per un pugno di dollari” mentre prendo un grosso respiro e penso a come gestire questo rettilineo di 4 km in mezzo al mare: adesso comincia la maratona.

 

Siamo rimasti in quattro. Sono dietro l’atleta dell’Atletico Bastia, anche lui sempre presente nel gruppetto. Dietro di me la Sustic che mi sta incollata e continua a toccarmi la scarpa. C’è ancora Pomoshnikov. Dopo l’euforia del parco pieno di gente che incitava, é un brutto colpo trovarsi nel deserto con Venezia piccola piccola all’orizzonte Il rimto cala. Mi metto davanti e per un po’ mi segue la croata. Poco dopo mi accorgo di essere solo. Davanti ho l’atleta del Base Running che diventa il mio riferimento. Non ancora un obiettivo. Mi sembra di correre bene e sto guadagnando su tutti gli altri anche se la velocità non é molto elevata. Mi sto sfogando, ho voglia di finire la benzina rimasta.

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Ponte di barche sul Canal Grande

Quasi alla fine del ponte raggiungo il Base Running. Li ho ripresi tutti. Ora tutto il gruppetto con cui ho fatto più di 30 km é sgretolato dietro di me. La discesa dal breve cavalcavia dopo il ponte della libertà mi che mi lancia tra le braccia di Venezia. Finalmente.

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Riva Sette Martiri

Devo stringere i denti nel tratto tra i magazzini del porto, con poca gente e tante curve. In molti tratti sono completamente solo e mi viene naturale rallentare. In questo tratto una buona compagnia farebbe piacere. Sbuco alle Zattere, approccio il primo dei famosi ponti e dopo la discesa i primi appoggi bagnati sulle fondamente bagnate dall’alta marea. Sono a Venezia! Capisco di avercela fatta e per un attimo mi viene da esultare come se fossi all’arrivo. Il ritmo si abbassa notevolmente ma ormai il cronometro non mi interessa più. Vorrei solo mantenere il mio vantaggio su chi mi segue, visto che ho fatto tanta fatica.

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Rettilineo finale

L’attraversamento del Canal Grande é un altro momento molto emozionante. Piazza San Marco é davanti ai miei occhi. Qui mi aspettano gli ultimi micidiali ponti, una pozza d’acqua che mi gela i piedi e amici con cui condividere questa grande soddisfazione. Ultimo ponte, ci siamo nessuno vicino a me, niente sprint, vedo il crono e sono soddisfatto. E’ andata!

Il tempo finale é di 2h47’13” e termino in 30esima posizione assoluta. Sono arrivato e sto molto bene. Adesso posso togliermi dalla testa l’incubo di Treviso. Dopo aver ricevuto la medaglia e il telo per coprirmi alzo gli occhi e vedo le sacche pronte alla consegna e le tende degli spogliatoi. E’ come se si girasse un interruttore. Mi viene un groppo in gola e sento gli occhi che si inumidiscono. Non ci sono altri atleti, tutti i volontari della consegna sacche mi stano guardando e non mi sento di sfogare in pubblico questo momento di sollievo e soddisfazione così privato. Vado ai massaggi dove due bravi ragazzi mi daranno motivi più concreti per versare lacrime. Come sempre tornando in traghetto sfido il vento sedendomi in punta per godermi Venezia dal mare.

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Premio di fine gara: gita turistica in traghetto con vista su Piazza San Marco 🙂

Vorrei proprio vedere quale altra maratona al mondo ti permette di fare riscaldamento correndo nel giardino di una villa veneta settecentesca, attraversare questa città unica al mondo per poi vederla dal mare comodamente seduto nel traghetto. E’ un vero peccato che con tutto quello che questa manifestazione offre nei giorni e nelle ore successive si parli quasi solo dell’errore (seppur grave) nella gestione del gruppo di testa.

Adesso spero di avere ancora del tempo per una mezza maratona, prima dell’intervento chirurgico che dovrebbe finalmente chiudere questa storia.

Di admin

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