Sabato ho avuto la mia seconda esperienza da adulto con una corsa campestre. Ho colto l’occasione di una gara vicino a csa in cui erano impegnate le mie due figlie. Ne ho aprofittato per un allenamento decisamente diverso dal solito, anche se non propriamente adatto al mio obiettivo.
La giornata era fantastica, fin troppo calda adatta all’ambientazione agreste, dell’ampio parco di fronte ad una villa che ora ospita una bibblioteca ed un ristorante. La siccità di questo inverno ha reso asciuttoil terreno, cosa che non capitava da anni in questo cross. L’organizzazione é stata perfetta nonostante le tante categorie in gara, su questo l’Atletica Quinto Mastella é sempre una garanzia.
Arrivo a questa gara dopo aver già accumulato quasi 100 km negli ultimi 5 giorni. Dovendo accudire alle bambine non sono riuscito a scaldarmi fino a 20 minuti dalla partenza. Ho completato un giro del percorso e poi ci hanno chiamato subito alla spunta. Avevo già la gola arsa dalla sete.
Partenza tranquilla, mi sembrava di star bene per i primi 500 metri, poi ho perso completamente forza. Non sono abituato a correre su terreni così soffici. I miei piedi ormai si sono adattati a fornire la spinta minima per staccarmi dall’asfalto. Nell’erba soffice invece affondano. Il motore non gira, vado in affanno col respiro. Non riesco nenache a raggiungere i 170 bpm. Lo sforzo cardiaco non éelevato perchè il punto debole é la forza muscolare. Mi capita la stessa cosa quando faccio la visita medica sportiva sul cicloenergometro: pedalo come un’ossesso fino a non avere fiato e il cuore arriva a malapena a 150 bpm.
Capisco che non c’è trippa per gatti e cerco di tenere un ritmo sostenibile, mi superano in tanti. Tutti? Alla fine mi giro e vedo il vuoto dietro di me. Vuoi vedere che sono ultimo? Aprofitto per mostrare alle mie figlie che mi stanno applaudendo che ci si diverte e si può essere soddisfatti anche quando si arriva ultimi. Un paio di giorni dopo usciranno le classifiche da cui apprendo di essermi posizionato attorno metà classifica.
Ho già raccontato qui il momento più toccante della giornata. Resto meravigliato dalla casualità che ha voluto che fosse ricordato il mio prof. di ed. Fisica del liceo subito dopo la mia gara, mentre cercavo di prendere fiato e guardavo le mie figlie sulla linea di partenza per la loro batteria. In quel momento ho pensato che quersto fosse il modo migliore per ricordare una persona che ha dato tanto a ragazzi e ha sportivi: con le gambe stanche, il fiatone e il sudore che come delle lacrime simboliche bagnano il pettorale ancora spillato nel petto.
L’esperienza é stata più che positiva. Se il ginocchio non farà più le bizze, a fine anno mi piacerebbe preparare qualche cross dopo la maratona autunnale.