Ci voleva una settimana incoraggiante per allontanare insicurezze e preoccupazioni. Sono serviti 3 ingredienti: un buon allenamento, un ottimo nuovo paio di scape e la quasi guarigione delle ferite ai piedi.
Il buon allenamento é stato fatto lunedì. Traggo la conferma di un buon stato di forma, certamente non da personale ma meglio dello scorso anno. Deluso dalle Karhu, in dubbio se usare per la terza maratona le NB590 con 700 Km sul groppone, ho voluto provare un altro paio di scarpe che avevo in armadio da agosto.
Sono le New Balance 1080, griffate “Roma Marathon”. Mi sono trovato alla perfezione da subito. Sono meno “rimbalzanti” delle NB 590 ma decisamente comode. Pesano 223 g a scarpa, che non é male per una scarpa ammortizzata. Voglio provarle in un allenamento medio-lungo prima di eleggerle a scarpa da gara. Rispetto alle Karhu mi porterei dietro 120 g in meno per quasi 3 ore. Le NB 590 mi davano un rimbalzo da terra fantastico, ma é una scarpa che stanca il piede. Posso usarla in maratona quando é nuova ma dopo 700 Km le sento molto scariche. Le ho usate lunedì e mi hanno creato un po’ di problemi con l’alluce e la fascia plantare del piede destro per tutta la settimana.
Le ferite ai talloni stanno guarendo. Il piede destro ormai é cicatrizzato. Il sinistro soffre di più. Purtroppo, non posso rinunciare agli allenamenti a questo punto della preparazione e quindi la guarigione é più lenta.
Ho chiuso la settimana con un bel cross di 6 Km sui prati. Era un evento fidal provinciale dedicata alle categorie giovanili (partecipavano anche le mie due figlie 🙂 ) con una gara master di contorno. L’ho affrontata per puro divertimento.
Questo il dettaglio della settimana:
Lunedì: bando alle ciance. Comincio la settimana subito col pezzo forte, daltronde mi sono “riposato” per tutta la settimana scorsa, no? Temo l’allenamento, ma non sono disposto ad aspettare tempi migliori. Ho bisogno di conferme. Eseguo quanto in programma: ripetute di 5 Km a ritmo gara, alternate a 1 Km a ritmo medio, il tutto per 5 volte. Non ho trovato la velocità che cercavo, però ho mantenuto quanto avevo fino alla fine. Solo per una prova (la seconda) sono riuscito a tenere la velocità suggerita dal programma (sub 3’50″/Km) per tutte le altre ho corso in media a 3’52″/Km. Sembra poco ma avevo la sensazione di non reggere fino alla fine se provavo a togliere qualche secondo a Km. Sono soddisfatto così. Avevo una bottiglia come rifornimento per la seconda e quarta ripetuta. Alla quarta ho assunto anche un gel. Digerito bene, sono contento. Spesso mi davano problemi di nausea. Forse l’ho assunto prima che lo stomaco si chiudesse del tutto. Mi deve servire da esperienza: alimentarsi prima di raggiungere un livello di stanchezza in cui non si assimila più niente. Alla sera sono troppo stanco anche per lo stretching. Mi passo le gambe col foam roller, per sciogliere un po’.
Martedì: al mattino presto esco nella nebbia per un’oretta di stretching rilassante. Prima della doccia mi esercito per 10’a camimnare sulla corda. A pranzo vado allo stadio per 20′ di andature. Nonnostante la temperatura non sia elevatissima, il sole scalda e non c’è vento. Si sta bene senza maglietta, così me la tolgo mentre saltello sul tartan. Faccio scorta di vitamina D lasciando al sole più pelle possibile. Tra andata e ritorno accumulo 8 Km.
Mercoledì: mi sveglio presto ed esco col buio. C’è meno nebbia di ieri. Ho giusto il tempo di correre per 20 Km (media 4’35″/Km). Sono molto stanco e ho qualche problema al piede destro. Non so se era il caso di correre così tanto anche oggi. Durante questa preparazione sono sempre stato molto cauto coi chilometri. Ormai mi rimangono poche occasioni per esagerare. Questo mi porta alla decisione di continuare a correre nonostante la stanchezza. A pranzo fa caldo. Mi stendo al sole per gli abituali 40′ di allugamenti. Relax.
Giovedì: sento ancora la stanchezza e il piede destro non ancora del tutto a posto, ma non posso rimandare a domani il carico di oggi se voglio essere fresco sabato. Faccio i 20 Km di corsa media (passo 3’58″/Km, praticamente ritmo gara). Se stavo bene avevo in programma di fare qualche Km in più a quel ritmo, però già al 15esimo avevo i muscoli KO. Forse avrei fatto meglio a fermarmi prima dei 20. Il clima era quasi ottimale, tranne che per il vento. Mi sono vestito un po’ troppo. Da ieri ho un po’ di mal di testa per un piccolo raffreddore e volevo stare caldo. Ho sudato un sacco e patito la sete. Dopo l’allenamento, oltre alla stanchezza muscolare si ripresenta il fastidio attorno alla rotula e al piede destro. Dopo cena faccio 40′ di stretching e propriocettività.
Venerdì: alba nebbiosa. Sono abbastanza stanco ma temeveo peggio. Mi scaldo con una corsa lenta di 10 Km, per poi stendermi per 15′ di stretching prima della doccia. Dopo cena, in relax, altra mezz’oretta di stretching.
Sabato: giornata speciale. Le mie due figlie partecipano ad una campestre e io mi iscrivo alla gara master. Non riesco a fare riscaldamento perchè devo star dietro a loro. Solo un km in compagnia di amici e poi le lunghe procedure di spunta. La giornata é calda e parto già con la sete. Mi sento abbastanza bene, ma dopo meno di 1 Km il fiato non mi sostiene più. Faccio davvero molta fatica, non ho spinta. Già dopo un km capisco che devo portare a casa l’allenamento e non devo pensare alla gara. E’ stata una esperienza bellissima, in una giornata climaticamente splendida. Anche il destino ci ha messo lo zampino per renderla indimenticabile.
Appena terminata la mia gara, con ancora il pettorale spillato al petto, la mia figlia più piccola sulla linea di partenza pronta per la sua prima capestre, quella più grande dietro, pronta per la sua batteria, viene chiamato il minuto di silenzio per Ivo Merlo, persona che ho imparato a stimare quando era mio prof. di ed. Fisica al liceo quasi 30 anni fa. Lo incontrato nuovamente due anno fa negli incontri giovanili degli esordienti. Oltre all’insegnamento si era sempre dedicato all’atletica in diverse squadre locali e nei consigli fidal provinciale e regionale.
Anni fa mi raccontarono una leggenda su di lui che non ho mai capito se era vera. Si dice che un giorno gli portarono un ragazzo che giocava a calcio. Era bravo, gran fisico, ma un po’ goffo e pesante, non riusciva a staccarsi da terra. Il prof. Merlo gli insegnò a saltare, tanto che il colpo di testa divenne il suo punto forte. Quel ragazzo si chiamava Aldo Serena e qualche anno dopo ai mondiali italiani, con gli altri compagni di nazionale ci fece sognare.
Domenica: vista l’abbondanza del pranzo domenicale, alla sera non ceno e sono abbastanza in forma per 40′ minuti di strtching e core abbastanza intensi.