Ad inizio marzo sembrava difficile sopportare 2 o 3 settimane senza corsa. Ormai sono passati 3 mesi e le evidenze scientifiche dimostrano che si può sopravvivere. Dopo Pasqua i miei pensieri non sono più stati occupati da progetti per tornare a correre ai livelli abituali. Per un lungo periodo non ho avuto la fortuna di poter scegliere quale battaglia combattere.
Ho passato un mese abbondante con un fastidioso problema di salute. Ho avuto un ascesso ad un gluteo che mi ha provocato febbre e dolori per 15 giorni, due accessi al pronto soccorso e 4 giorni di ricovero per l’operazione. La convalescenza é durata fino ai primi di giugno, quando la ferita si é finalmente chiusa.
Uscito dall’ospedale ho cominciato a godermi il fresco del mattino estivo con delle camminate in campagna. Domenica 24 maggio sono uscito per i miei primi 7 km di corsa con ancora le garze nelle mutande. Due giorni prima avevo incassato il nulla osta del medico. Nei precedenti 80 giorni non avevo praticato nessun tipo di attività aerobica. Ero a corto di fiato, i muscoli erano indolenziti e facevo tanta fatica per dei tempi che qualche mese prima erano un banale scarico. Ho continuato a correre per 5 giorni di fila con crescente entusiasmo e qualche piccolo miglioramento. Avevo ritrovato fiducia e serenità.
Dopo 5 giorni, però, la caviglia destra mi ha ricordato gli abituali dolori attorno al malleolo peroneale. Inizialmente pensavo potesse essere un affaticamente dovuto all’indolenzimento dei polpacci. Ai soliti problemi si é aggiunta una novità: ho sentito la coscia sinistra molto affaticata e dal giorno successivo il ginocchio ha cominciato a farmi male in maniera crescente.
Zona mediale leggermente posteriore. Non so se si tratta di tendinite/borsite alla zampa d’oca oppure un preblema al menisco mediale. Propendo più per la prima visto che i problemi al menisco che ho già avuto alla gamba destra mi sembravano leggermente differenti. Dopo un riposo di 5 giorni, il 3 giugno sono uscito nuovamente ma il problema si é aggravato. La caviglia destra inceve sembra reggere bene.
Ora sono ancora fermo. Non posso uscire in bici fino a quando la ferita sul gluteo non sarà completamente rimarginata. Ho praticato con molta continuità gli esercizi di potenziamento. Mi chiedo se siano questi ad avermi affaticato le articolazioni. La mancanza di gare non mi mette troppa fretta per il recupero, però quello che mi manca sono proprio le uscite mattutine in campagna.
Da mesi ormai lavoro a casa e non ho più la possibilità di correre nei percorsi soliti nella zona dove lavoro. Sto esplorando la campagna del trevigiano dove abito da 12 anni. Sapevo che era stata devastata per decenni, ma l’avevo vissuta poco. Le cave di ghiaia hanno aperto voragini e creato laghi. Capita di trovare dei terreni con perfetta forma rettangolare depressi rispetto al terreno di 5, 10, 20 metri. Quelli più profondi hanno toccato la falda acquifera e si sono trasformati in laghi, anch’essi con forme geometriche innaturali.
Alcuni di essi hanno avuto un destino peggiore: sono stati riempiti da rifiuti. Si riconoscono perché affiorano formando una collinetta verde. Qualche volta affiorano i tubi di sfiato. Le giovani piante che sono cresciute testimoniano il recente tentativo di bonifica. La natura sta superando queste ferite adattandosi alle sue cicatrici. La natura sta riconquistando spazio rendendo meno visibile anno dopo anno la mano dell’uomo.
Spero succeda lo stesso anche coi miei acciacchi. Non potrò avere un fisico da ragazzino, però spero di rimettermi in sesto per poter far funzionare per bene quello che ancora non é rotto.
Ci vorrà pazienza e qualche appuntamento dal fisioterapista. Nel frattempo se riuscissi almeno a fare qualche uscita in bici, il sudore e le gambe stanche basterebbero per appagarmi.