Ho sempre avuto un debole per Abbazie e Monasteri. Mi attrae il silenzio, il contatto con la natura, il lavoro che da i frutti nel tempo, la cucina buona ma sana, la vita di comunità rispettosa delle proprie libertà, lo studio e la riflessione. Se fossi nato nel medioevo ci sarei vissuto bene. Di questi tempi, invece, soprattutto per chi é privo di senso di religiosità, un modo per apprezzare queste gioie é improvvisarsi maratoneta a tempo perso.

Sabato sera sono andato a letto presto. Ho mangiato sano (pasta al pomodoro). Ho faticato ad addormentarmi. Non ho corso durante il giorno e a parte i lavori di casa non ho fatto attività stancanti. Il pensiero e le aspettative del giorno dopo mi tengono sveglio. Mi alzo poco prima che suoni la sveglia. Il ritorno all’ora solare mi ha concesso l’ora che mi era necessaria per arrivare in tempo ad Aquileia. Ho riposato molto bene, mi sento in forma. Peso 63,5 Kg questa mattina, probabilmente uno dei valori più bassi di questo anno. Mangio 5 piccole fette di pane con burro di arachidi. Riesco ad andare in bagno e questo mi toglie una preoccupazione. Tutto procede alla perfezione.

Alle 7 del mattino le strade sono libere anche in autostrada, guido senza tensioni o preoccupazioni. Ho 10 minuti di anticipo per cui preferisco fermarmi in un autogrill piuttosto di rischiare una coda ai bagni dell’organizzazione. Il sole sbuca all’orizzonte e si infila tra il Carso e un denso strato di nubi. Oggi non pioverà, ma spero almeno in un denso cielo velato. La logistica dell’evento é quella che piace a me. Poche persone, zero code o tempi morti. Ritiro il pettorale e mi prendo un caffè al bar. Mi cambio e corro un paio di km di riscaldamento fino alla Basilica, per vedere la zona partenza. Torno alla macchina e faccio un po’ di esercizi di allungamento dinamico. Infine mi cambio e consegno la borsa al deposito sacche. Correrò in canottiera e pantaloncini corti. Oggi é corsa calda. Già mi scende lungo il braccio qualche goccia di suore. Un’ora prima della gara corro lentamente attorno a Piazza Capitolo. Il giardino é ben curato ed é circondato dagli scavi di epoca romana. Non c’è musica, forse per rispetto del luogo sacro. La mole del campanile mi suscita un senso di protezione e sicurezza. Sicuramente é la migliore partenza di una gara in cui abbia corso. Non per la scenografia o la logista o l’accoglienza. Per tutto assieme, per come mi ha fatto sentire prima dello sparo. I top runner sono un keniano e un ugandese. Poi c’è un riminense di origine magrebbina. Poi una decina di ottimi amatori. Si parte col solito brivido dato dalla consapevolezza di essermi preparato per mesi a questo giorno e di esserci dentro. Percorriamo un anello panoramico attorno all’Abbazia, la vediamo da una stradina di capagna in mezzo ai prati, come probabilmente l’avrebbero vista i pellegrini in arrivo. Dopo un km cambiamo epoca e ci troviamo in uno sterrato ghiaioso. Due lunghe file di cipressi limitano la strada che si eleva su scavi di rovine romane da entrambi i lati. Sono molto costante nei primi km. Il gruppo con la prima donna sembra tenere il mio ritmo ma poi accelera dopo i primi km. Resto solo da subito, se non fosse per un atleta bresciano che mi starà alle costole fino al km 19. Mi sento molto bene e sono molto fieri di come sto mantenendo il passo costante nei limiti di quanto programmato. Al km 7 alccelero di 5 secondi poi ritorno in media. Corro i primi 10 km in 42’03”, passo di 4’12″/Km, in linea con le aspettative Il cardio però é già a 157 bpm. Vorrei restare sotto i 160 per almeno 30 km. Nel ritmo gara di 13 giorni fa ero sotto i 155 a questo punto. Mi auguro che dipenda solo dallo scarico di questa settimana. Cerco di mantenere l’obiettivo con il minimo sforzo. Nei lunghi rettilinei verso la laguna patisco il vento contrario. A tratti esce il sole e si sente subito il caldo che irradia. Per fortuna dura poco. Patisco il vento che arriva dal mare. Dal km 14 decido di fare qualche km sopra ritmo pur di non affaticarmi, ma nonostante questo già dal km 15 sfondo i 160 bpm di media.

Game over e non siamo neanche a metà. Cosa ci sarà di diverso rispetto ad un paio di lunedì fa? Cercherò i motivi con calma, ma adesso cerchiamo di portare a casa la gara centrando qualche obiettivo minimo. Arrivo nella ciclabile stretta tra la laguna e la strada. Qualche anno fa con la famiglia abbiamo fatto birdwatching nei casoni di un’oasi. Riconosco i posti. Il terreno non é compatto e fa aumentare la fatica. Per lo meno il canneto mi ripara dal vento, che comunque ora soffierebbe di lato. Fino al km 19 la presenza dell’atleta dietro di me mi motiva a tenere il ritmo elevato. Mi lascia di schianto, credo che abbia fatto una pausa al ristoro. Passo i 20 km in 1h24’20”, 4’13″/Km di media. Mi accorgo che sto recuperando una maglia bianca davanti a me. Per molto tempo ho visto solo lontani miraggi di altri atleti. Ero sperduto nella ciclabile, anche se non mi sono mai sentito abbandonato. Lungo tutta la prima metà del percorso una moto ci accompagnava. C’erano persone del servizio ovunque e decine di addetti della protezione civile con lo zaino di primo soccorso.

Poco dopo il km 22 lasciamo la ciclabile per il lungo mare. In questo tratto incontro Ivan che si trova lì per caso. Mi fa molto piacere e mi da coraggio. Il lungo mare risente delle recenti mareggiate. Il marciapiede di marmo é sabbioso e coperto da aghi dei pini Da questo punto in poi trovo i corridori più lenti della 20 km partita da poco. Tranne per qualcuno che correva appaiato la folla non era tale da crear problemi nella seppur stretta ciclabile. Era più pericoloso il passeggiare svogliato di qualche turista ingaro dell’evento. La passeggiata sul lungomare di Grado e per le vie del centro é molto panoramica. Dopo il ristoro del km 25 mi accorgo che non c’è n’è più. Sono a 165 bpm, fatico molto in questa situazione “cittadina” non ottimale per fare ritmo. Dal km 27 abbandono il ritmo gara e cerco per lo meno di stare attorno a 4’30″/Km.

Vorrei provare a gestirmi per non allontanarmi troppo dalle 3 ore. La frequenza cardiaca non molla di niente e dopo 32 km per la prima volta, cammino. Ora avrei il vento a favore, ma se cammino conta poco. Gli ultimi 10 km sono molto belli. Si percorre la ciclabile che attraversa la laguna collegando Grado ad Aquileia. La ciclabile é stretta ma sufficente. La strada a fianco non é troppo trafficata e una volta arrivati in terraferma ci sono anche alberi ed erba attorno. Intravedo la mole del campanile che mi aspetta. Continuo ad alternare corsa e camminata superando e facendomi superare sempre dalle stesse schiene. Sono contornato di atleti partiti per la gara di 20 km che hanno un passo molto lento ma continuo.

Relive ‘Mythomarathon, Aquileia’

Arrivati in cetro si percorre 3 km già fatti in partenza per le zone più panoramiche. Mi fa male parte esterna del piede destro. Ho un problema con la piastra della NB Propel. Anche in allenamento sentivo questo fastidio, ma in modo molto minore. Il tratto finale é un po’ lento ma godibile. Qualche curva a gomito, qualche tratto sterrato e con erba. Infine il rettilineo prima di girare per piazza Capitolo per l’ultima volata incontro al campanile. Compare sopra l’arco di arrivo e mi viene incontro, finchè me lo trovo di fronte assieme ad una medaglia al collo.

Il crono finale é di 3h10’10”. Peggio di quanto atteso, ma non sono troppo deluso. In fin dei conto ho fatto tutto da programma e se non ha funzionato significa che il programma era sbagliato. Sarà interessante studiare i dati della gara. Non ci sono molti fattori esterni negativi a cui dare la colpa. Riprendo fiato seduto sul muretto ai piedi della basilica, bevendo un’acqua frizzante in lattina che lo sponsor ha portato dalla Slovenia. Cammino a fatica verso la mia borsa che ritiro senza attesa. Nella zona massaggi un giovane fisioterapista é in attesa di atleti. Mi saluta e mi accoglie prima ancora che possa chiedere se preferisce che faccia la doccia prime di mettermi addosso le mani. Sono muscolarmente devastato. Faccio fatica a salire il lettino e mi partono crampi ad ogni movimento. Mi trova il quadricipite destro molto contratto. Non riesce a scioglierlo del tutto, sarebbe troppo doloroso, ora, mi dice. Nessun problema ai tibiali. Polpacci e posteriori della coscia affaticati quanto ci si aspetta dopo una maratona. Penso alla crisi dei miei quadricipiti e, probabilmente, alla mancanza di allenamenti in salita.

Statistiche

Ho corso la mia 35esima maratona in 3h10’10”. Il tempo reale é di 3 secondi in meno. Sono arrivato 22° in classifica generale e 5° della mia categoria di età SM45. Il tempo medio di tutte le mie maratone é di 3h24’44”, quello delle ultime 18 é di 2h56’11”. Restano ferme a 14 i sub 3h, di cui 9 sub 2h50′ e 2 sub 2h45′.

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