Dopo la prestazione straordinaria di Kelvin Kiptum a Chicago di domenica scorsa, vorrei fissare qualche mia considerazione attuale, perchè immagino che tra un paio di anni, dopo altri quattro cicli di maratone, si sarà realizzata una delle tante eventualità che oggi appaiono equiprobabili.

  1. E’ una sorpresa? Il caso Kiptum ha degli elementi di novità che potrebbero spiegare i risultati sorprendenti. Innanzitutto é molto giovane, ed é arrivato a correre la maratona ad una età in cui si predilige di più corse più veloci e brevi. Il volume dei suoi allenamenti é molto più elevato del già elevato kilometraggio medio dei keniani. Le tre maratone che ha corso e vinto consistono di due mezze maratone corse alla stessa velocità con cui ha corso le precedenti gare di mezza maratona. Per caratteristiche fisiche o per tipo di allenamento ha un motore più resistente che veloce.
  2. Dominerà per il prossimo decennio? Il suo allenatore gli ha imposto un mese di riposo e gli ricorda spesso che se continua a correre 300 km a settimana fra 5 anni sarà a pezzi. Staremo a vedere. Senza una guida tecnica, poterbbe bruciarsi in fretta.ltra parte le nuove mescole delle scarpe che sono uscite in commercio negli ultimi anni permettono di accumulare grossi volumi senza stressare troppo le articolazioni.
  3. E’ già il GOAT? Calma, calma. Il GOAT non é il detentore del record del mondo, ma colui che ha dimostrato qualità inarrivabili in tutta la sua carriera. Kipchoeghe ha corso quasi 20 maratone e ne ha “cannato” solo 3. Kiptum ci arriverà, ma ce ne vuole ancora un po’. Se poi parliamo di corsa in generale, Kenenisa Bekele si é dimostrato al top anche in pista e ai cross. Inoltre a mio parere ogni epoca ha il suo GOAT. I record sono fatti per essere migliorati. Tecnologia, alimentazione, fisiologia umana forniscono sempre nuove conoscenze che permettono di migliorare le prestazioni umane. Difficile, quindi, confrontare il valore di prestazioni di epoche differenti. Un primatista mondiale resterà tale anche quando il suo tempo verrà migliorato. Un campione olimpico resterà tale per sempre.
  4. E le scarpe? Come già accennato in precedenza, potrebbero avere un ruolo nel permettere un maggior kilometraggio alleviando la sofferenza alle articolazioni che sopportano gli urti nel gesto della corsa. Non mi aspetterei però un grande vantaggio per atleti leggerissimi che corrono su strade sterrate per la maggior parte degli allenamenti. Forse é proprio questo che rende i loro piedi più forti e reattivi. La loro meccanica potrebbe sfruttare al massimo la nuova tecnologia delle scarpe.
  5. E il doping? La concorrenza dei giovani atleti keniani é talmente forte che é plausibile, oltre che certificato, che qualcuno fa ricorso al doping. Difficile pensare che chi é una spanna sopra tutti e a quanto pare, anche abbastanza ingenuo, rischi di perdere tutto per queste cose.
  6. E Kipchoege? Possiamo pensionarlo?Io aspetterei ancora qualche anno. E’ possibile che quando si trovava nelle condizioni di migliorare il suo record mondiale abbia cercato leggere limature, in modo da lasciare grandi aspettative anche per gli eventi successivi in cui avrebbe cercato di battere se stesso. Così facevano Bubka e Bolt. Forse ha qualche cartuccia da sparare per arrivare vicino alle 2 ore. Certo, se a 39 anni si riprendesse il primato e magari scendesse sotto le 2h, protrebbe chiudere definitivamente con la corsa ed entrerebbe a far parte del mito.

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