La Maratonina di Scorzè era il mio primo obiettivo dopo la maratona. Era posizionata 4 settimane dopo. La tempistica era ottima ma il calendario molto meno, visto che stiamo andando verso la piena primavera. Gli ultimi mesi ci hanno regalato temperature fresche e tanta pioggia. Speravo di avere ancora fortuna. Invece dal venerdì precedente era chiaro che il clima sarebbe stato bello. Sole con qualche velatura, umidità media, una leggera brezza fresca. Prima di alzare bandiera bianca volevo comunque provare a vedere come reagisco in una gara in condizioni di questo tipo.
Come lo scorso anno siamo in pochi, 200 circa. 5 atleti africani e due top italiani. In riscaldamento mi sento discretamente bene. Parto forte e mi accodo ad un atleta che mi supera dopo qualche centinaio di metri. Su di noi si coaugula un gruppetto di 5-6 atleti nei successivi due km. Dopo i primi 3 parziali a 3’43″/Km, 3’44″/Km e 3’47″/Km mi accorgo di essere a 166 bpm e soprattuttto mi sento in difficoltà col fiato. Decido di lasciare il gruppetto, anche se mi condanno alla corsa solitaria. Mi concentro nel mantenere un livello di sforzo elevato ma costante. I primi 10 km mi danno un parziale onesto: 38’45”, a 3’55″/Km di media. Dopo il secondo rifornimento i tempi al km cominciano a superare i 4’/Km, nonostante la FC e la sensazione dello sforzo siano elevati. Non mi sento in grado di aumentare l’impegno senza andare in crisi. La respirazione é molto intensa e non può essere incrementata. Poco dopo il km 10 un ragazzo che mi precedeva che si era staccato dal gruppone che avevo lasciato anch’io comincia a camminare. Per un attimo ho pensato di aver fatto una buona scelta e ho penasto che avrei visto altri staccarsi. Invece succederà il contrario, verrò raggiunto da altri atleti.
Al km 13 mi raggiunge un atleta (poi scoprirò essere di nazionalità marocchina) con cui scambio qualche parola, soprattutto sul fatto che era meglio partire un’ora prima. Al rifornimento del km 15 lui é più lesto e guadagna 5 metri che non ho la forza di chiudere subito. Mi precederà di 50″ e andrà a conquistare il secondo posto della mia categoria. Chissà, se avessi tenuto qualche altro km la sua scia mi avrebbe portato a recuperare il terzo della mia categoria. Era partito fortissimo, perchè al parziale del km 8 e del km 14 mi precedeva di 2′ circa. Nell’ultimo terzo era in profonda crisi. Gli sono arrivato dietro di 26″, sarebbe stato sufficiente resistere altri 3 km dietro al mio amico marocchino e sperando di non schiattare a mia volta nel finale.
Quando mi giro dopo una curva vedo che mi stanno rimontando in due, però ci mettono molto tempo e mi raggiungono solo al km 19. In fin dei conti non sono in crisi. Uno é un ragazzo molto giovane, il secondo é una mia vecchia conoscenza. Ha 50 anni, non é un pretendente per la mia categoria. Ne aprofittiamo per scambiare qualche parola, mentre il giovane ci prende venti metri. Alla fine il mio amico mi precederà di 26″ andando a sprintare con il terzo della mia categoria. Non ho nessuno dietro a questo punto. Davanti c’è una atleeta keniana (seconda donna al traguardo) che rimonto abbastanza facilmente. Corro l’ultimo km con 171 bpm di media a 4’08″/Km. Questi dati evidenziano uno sforzo massimale per una velocità molto bassa. Sembra facile in questo momento pensare che potevo togliere 10″ al km negli ultimi tre. Però é impossibile poter chiedere più battiti al minuto. Ero già al limite. Sprinto nel finale per restare sotto l’ora e 26′.
Ho terminato in 1h24’58”, il real time é di 2″ più basso. Il peggior crono ufficiale che vado a scrivere nell’albo dei miei risultati. Però é anche la mezza maratona più calda che ho corso. I dati dicono di una temperatura media attorno a 23°C. Ricordo una corsa calda a Bibione (mi sembrava caldo, ma i dati dicono 16°C) e Trieste nel 2016 quando ho fatto il PB (19°C, ma c’era la brezza del mare). Conta molto anche il fatto che non ho avuto il tempo di correre qualche allenamento impegnativo in queste condizioni, perchè i periodi di caldo sono stati intervallati spesso dal clima fresco e dalla pioggia.
Oggi mi conosco un po’ di più. Questo é un aspetto positico da tenere presente. Vorrei provare ad investigare il mio comportamento in situazioni che ho sempre evitato perchè sfavorevoli. Se il fisico dovesse rispondere a questi stimoli potrei trovarne giovamento. Per fare questo, però non devo aver paura di portare a casa un brutto risultato.