Chi sono





Se non fosse per la telefonata di Marco nell’autunno del 2003, ora probabilmente sarei ancora uno sportivo della domenica, che si fa qualche bella uscita in bicicletta una volta ogni 15 giorni, che durante la settimana passa il suo tempo libero al pc e che sogna, prima di morire, di fare una maratona.

Fino a 26 anni la mia attività sportiva principale era il calcio, ma la mia passione vera era il ciclismo, mtb o strada, basta che ci fosse salita. Ed invece, una sera mi sento fare una proposta pazza: la prima Treviso Marathon. Ci son voluti 3 mesi per metabolizzare una risposta e così, il 14 marzo 2004 ci troviamo alla partenza potendo contare su ben due uscite di allenamento concluse prima del ventesimo Km perché non ne potevamo più.

Io termino in 4h 50 minuti, Marco a 6 ore, a causa anche di problemi digestivi. Io mi faccio coinvolgere, mentre Marco abbandona l’attività sportiva con la soddisfazione di esserne uscito vivo. Da allora non mancherò mai alla maratona di casa.

Fino all’estate 2008 i miei allenamenti consistevano in poche lunghe uscite, soprattutto corse non competitive di domenica. Mi permettevano di puntare a tempi attorno alle 4 ore. In seguito, mi sono sposato e sono diventato padre, per cui trascorro quasi sempre la domenica in famiglia. Ho cominciato a correre durante la pausa pranzo del lavoro, principalmente per ritrovare la forma e perdere peso. Ho scoprendo che ci si può preparare a correre le lunghe distanze anche con frequenti allenamenti da 40 minuti. Con questo tipo di allenamento ho fatto un salto di qualità, migliorando i miei tempi gradualmente ma costantemente fino a 3h30′. Aggiungendo del tempo da dedicare alla corsa al mattino prima del lavoro sono riuscito ad arrivare a 2h43′.

Cerco di migliorare un po’ alla volta, ponendomi traguardi adeguati alle mie capacità. Ho riscoperto la motivazione sportiva. All’obiettivo iniziale degli allenamenti (salute) si è piano piano aggiunto l’obiettivo sportivo: migliorare gradualmente le mie prestazioni. Lo stimolo della competizione ha sempre trovato in me terreno fertile. Nel frattempo ho messo da parte la bicicletta. Gli allenamenti richiederebbero troppo tempo. Inoltre ora, purtroppo, abito in pianura.

Nel marzo del 2017 ho avuto un piccolo ictus per il quale non é stata trovata una causa specifica. Poichè i casi come il mio sembrano fortemente correlati alla pervietà del forame ovale tra gli atrii del cuore, mi é stato consigliato di chiuderlo. Ho fatto l’operazione per via transcutanea a fine del 2017. Dopo un mese di riposo assoluto ho ricominciato a correre. Tre mesi dopo l’operazione ho superato l’abilitazione agonistica senza problemi e sono tornato alla Trevisomarathon concludendola ancora una volta sotto le 2h50′.

Questo fatto ha cambiato il modo in cui mi approccio alle persone, a quello che mi sta attorno e a come utilizzo il tempo che ho a disposizione e il mio corpo. No, non ho deciso di risparmiarlo. Penso che quando si é in salute é giusto far lavorare le gambe e il cuore, con il giusto rispetto. Il tempo di riposare prima o poi arriverà.

Non mi convince nessuna spiegazione, quando si eleva al di sopra della chimica per spiegare le sensazioni di piacere e soddisfazione indotte dalla corsa. Oltre a quello che accomuna tutti per me la corsa é un motivo per poter restare solo. Lontano dal ruolo che sento di dover mantenere in rapporto alle persone e lontano da decenni di scoperte tecnologiche che hanno reso la nostra vita meno faticosa.

Cerco sempre di pensare i miei obiettivi su 3 diversi livelli. L’ordine è importante, anche se talvolta fingo di voler dare più importanza all’ultimo:

  1. Benessere. Sto bene all’aperto in movimento. Mi aiuta ad essere più sereno.  Amo la solitudine, e correre é un’ottima scusa per poter starsene soli senza dare doverlo giustificare.
  2. Salute. Mi aiuta a restare in forma sia per il peso che per freschezza muscolare.
  3. Sportivo. Vorrei migliorarmi nella corsa di resistenza (maratona e 1/2 maratona) vedere (da lontano) i limiti del mio corpo.

La gente che corre abitualmente, col tempo si crea sempre un proprio stile. Ogni podista potrebbe essere classificato in base al suo rapporto con tecnologia, vestiario, alimentazione, orari e modalità di allenamento.

In genere mi piace misurare i miei allenamenti, mi piace analizzarli e programmarli. Insomma mi piace tutta la parte che si fa “a tavolino”. Potrei dire “io non corro, mi alleno“. Cerco gli strumenti più adeguati (scarpe, vestiario) sapendo che il mio livello non giustifica spese folli. La mia sensibilità, inoltre non é in grado di apprezzare sottili differenze tecniche su due paia di scarpe. Tranne il prezzo 😉

Cerco di mantenere una alimentazione sana e varia, riducendo al minimo l’utilizzo di integratori. Questo é un campo in cui ancora sto cercando la mia strada. Preferisco correre da solo, tranne rarissimi casi.

Mi interessa la fisiologia, la tecnica del gesto, l’analisi e la discussione delle tecniche dei maggiori atleti di questo sport, anche se non ho una formazione nel campo, per cui quasi sempre mi limito a leggere ed imparare. Ultimamente mi sto cominciando ad interessare anche alla nutrizione e agli effeti che un comportamento alimentare produce nel nostro corpo.

L’unica musica che mi piace ascoltare mentre corro è il mio respiro, il ritmo dei passi e tutto ciò che accade intorno. Correre è pur sempre uno spostarsi in un territorio, non ha niente a che vedere (per me) con i tapis roulant. Niente musica, niente lettori di mp3, niente che mi possa distrarre. Correre non è un passatempo. E’ semplicemente una cosa piacevole.