Un paio di articoli interessanti riguardo i risultati eccezzionali ottenuti in maratona quest’anno.
In questo, l’autore sostiene che a far la differenza sia la consapevolezza degli atleti africani di riuscire a sopportare la fatica e a tenere ritmi che l'”uomo bianco” non poteva tenere. In sostanza non imitano più chi li ha portati allo sport, ma stanno trovando la loro strada e i loro ritmi. Insomma: finora hanno corso piano perchè era sufficente per vincere e nessuno li aveva convinti a dare il massimo. In questo sarebbe stato determinante l’esempio di Sammy Wanjiru, che sta diventando sempre più un’icona. Questa è un’ipotesi molto romantica.
In questo secondo articolo, è proprio Roberto Canova a dare le sue impressioni. I fattori determinanti sono: quello economico, quello tecnico (nuove idee per l’allenamento) e un cambio di mentalità. L’impatto è stato soprattutto per il mondo maschile. Infatti in campo femminile le atlete europee, asiatiche e americano non sono tagliate fuori dalla competizione.
Negli ultimi 5-6 anni, sostiene Canova, le gare di 10000 m sono state eliminate dai principali meeting internazionali e una generazione di atleti non avevano più competizioni su cui guadagnarsi il pane. Su distanze più brevi, pur eccellendo, era difficile guadagnare abbastanza da coprire le spese. La lunga distanza e la strada è stata una scelta obbligatoria.
Le nuove idee di allenamento sono derivate in parte anche dalla ringiovanita età degli atleti. Si cura molto di più l’intensità. Si qualificano di più i lunghi, senza aumentare il totale. Necessita di più recupero che la giovane età facilita.
Anche Canova sostiene la tesi che Wanjiru abbia aperto nuove strade. Fino ad allora (e fino anche a Boston 2011) i preparatori erano lementi frenanti degli atleti. Troppo controllo. Gli atleti dovevano essere esploratori!