Più volte e da più voci mi è capitato di sentire il suggerimento di tenere un angolo di circa 90° tra braccio e avambraccio mentre si corre una maratona. In questo modo si rilassano le spalle e si è meno rigidi. Quindi si “spende” meno benzina e si tiene una frequenza cardiaca leggermente più bassa. I 90° sono il giusto compromesso tra due estremi poco convenienti. Se si stende troppo il braccio aumenta l’energia necessaria per muovere un peso (la mano) lontana dal fulcro su cui i muscoli fanno leva (la spalla). Se si tiene il braccio piegato, con il pugno vicino alla spalla si tengono contratti i possenti muscoli del braccio e della spalla.
Ma c’è un motivo in più che credo di aver capito provando a tenere i 90° consigliati. Non ho ancora sentito questa spiegazione nel dettaglio. E’ una questione di equilibrio. Quando si corre si muove le braccia per equilibrare lo spostamento delle gambe e mantenere il busto in asse. Per capirlo basta provare a correre portando avanti il braccio destro con la gamba destra. Piuttosto disagevole, vero? Si deve fare uno sforzo aggiuntivo per compensare un movimento fortemente antisimmetrico. Quindi, semplicemente, dobbiamo muovere le braccia per spostare dei pesi. A questo punto il ragionamento diventa intuitivo: la spalla è il fulcro della leva, più il peso si allontana dal fulcro e meno angolo è necessario fare per spostare il peso. Più si tiene il braccio chiuso e più movimento devo fare per spostare del peso. Quindi consumo più energia.
Come si diceva prima interviene anche il fatto che tenere il braccio piegato implica la contrazione dei muscoli dell’omero. Ovviamente, teoria a parte, c’è sempre una componente molto soggettiva e personale che determina stile e tecnica di corsa.
Tra i top runner vedo comportamenti diversi. Gli africani sono molto vari: l’ortodossia non nasce tra chi corre per necessità e senza un educatore. Negli USA, Keflezighi corre con un angolo molto stretto. Ma anche lui non è molto ortodosso. La sua falcata con atterraggio su tallone non è nei manuali dell’atletica. Ryan Hall, invece è atleticamente molto didattico. Falcata ampia, ginocchia alte e appoggio perfetto. E anche le braccia sono da manuale: angolo molto ampio, forse troppo nelle corse lente.