Non ricordo una maratona che mi abbia lasciato soddisfatto come la Trevisomarathon 1.1, anche se è la prima volta dal 2009 che non faccio il personale in una maratona. Sono diversi i motivi di soddisfazione, basta pensare che 4 mesi fa non ero nemmeno sicuro di poter tornare a preparare una maratona.

La partenza

A Conegliano c’è una gocciolante giornata primaverile. Più o meno 8 gradi, poco vento, pioggerellina a tratti. Le mie condizioni ottimali. Faccio un po’ di riscaldamento, mi sento abbastanza bene. La zona lombare e le anche sono libere e sciolte. Merito del lavoro del fisioterapista. Sento il solito dolorino al gluteo, ma non come nelle giornate peggiori.

Il riscaldamento è molto dolce. Corro per 1-2 minuti, spesso lo faccio per guadagnarmi uno spazio di solitudine dove concentrarmi un po’. Torno indietro con qualche allungo e poi cammino. Ho fatto un po’ di allungamento, soprattutto alla catena posteriore, ma senza tirare troppo. Alle 9:40 mi infilo in griglia. Saluto qualche conoscente e ascolto la presentazione dei top runners.

La prima metà

Si parte alle 10 in punto. Parto un po’ arruginito, come sempre. Lascio sfoghare i rampanti dei primi km, quelli che partono a tutta e poi rallentano. Preferisco prediligere le linee ottimali alla velocità. Almeno finchè c’è traffico. Si sale fino al centro di Conegliano per poi scendere abbastanza velocemente. Mi sento bene. Il fatto di restare molto più vicino ai 4’/Km del previsto mi da coraggio. Continuo a superare atleti, molti dei quali in evidente difficoltà. Probabilmente non era nei loro programmi arrivare a Treviso.AC_001_mod

Per i primi 5 km ho il riferimento di un compagno di squadra a 50 metri. Quando lo raggiungo lo stacco subito perchè sento la gamba girare e mi sembra un peccato forzare l’andatura per stare in gruppo. Mi concentro sull’ampiezza della falcata e sulle spalle. Cerco di stare sciolto: spalle basse, gomiti vicino ai fianchi e braccia a 90°. Rilasso la gamba nei pochi istanti in cui è vicina alla massima stensione, in modo che la punta del piede sia libera di andare più in alto possibile e il ginocchio si estenda completamente. Per i pochi minuti in cui riesco a tenere la concentrazione il passo è ottimo e la frequenza cardiaca cala. Poi di solito succede qualcosa che mi distrae e dopo 10 minuti mi accorgo di essermi irrigidito. Il tutto di ripete varie volte, finchè sarò troppo poco lucido per concentrarmi sulla rigidità delle spalle. 3-400 metri avanti a me, quando la strada me lo permette vedo i lampegginti che precedono la testa della gara femminile. Non è lontana Laura Giordano. Per lei è solo un lungo. Farà metà gara con Francesca Marin per poi accelerare nella seconda parte. Il Passaggio sul Piave è molto emozionante. C’è un forte vento trasversale, che diventa a favore quando si gira a destra per risalire il fiume sacro verso Nervesa della Battaglia. Ritrovo energie in maniera insperato. Infilo 15 km sotto i 4’/Km e questo mi da molto morale. Tanto che passando a metà gara in 1h24′ pensavo di poter insidiare il mio primato personale.

La seconda metà

Il passaggio ad Arcade è molto emozionante. La piazza è piena e il tifo assordante. Colpa anche del fatto che mi trovo poco dietro a Francesca Marin, in quel momento terza. Ogni volta che passa una donna il pubblico si infiamma. Grazie all’incitamente della folla faccio il km più veloce della gara (3’52″/Km) senza nemmeno accorgermene. Proseguo nella mia rimonta e comincio a fare piani di guerra. Sto così bene che ipotizzo di tenere il ritmo da personale per poi dare tutto negli ultimi 3-4 km. A Povegliano (km 25) supero Francesca Iechemet, seconda delle donne, anche se non lo so ancora. In quel momento, in corrispondenaza di una curva a 90° in leggera salita, sento contrarsi un po’ i polpacci e temo un po’ i crampi. Decido di bere al prossimo rifornimento. Al km 30 comincio a sentire la stanchezza e anche a causa di un veloce rifornimento in corsa perdo qualche secondo (4’05″/Km). Fino ad ora ai rifornimenti mi sono solo bagnato le labbra, al massimo ho bevuto un sorso. In questo passaggio butto giù 3-4 sorsi di sali (Gatorade). Per qualche km mi resteranno un po’ nello stomaco. Però almeno non avrò più sintomi di crampi.

Si torna sulla statale per un km per poi passare per l’abitato di Fontane di Villorba. Questo tratto finale è sicuramente molto meglio del lunghissimo rettilineo dell’anno scorso. Al km 36 mi sento un po’ in difficoltà. Faccio 4’07”-06″-07″ e mi recupera la Iachenet con un ragazzo della Mercurius che le fa il ritmo. Prendo fiato poi quando il ragazzo rallenta mi metto davanti a lei e la traino per un paio di km attorno a 4’/Km. La perdo quando entriamo dentro le mura di Treviso. Soffro il passaggio di pavimentazione (dall’asfalto al pavè) quasi più della salita. 4’10” al km 40, in leggera salita, poi 4’07” nella leggera discesa con qualche passaggio molto tecnico e scivoloso. I 19 km che mi hanno separato da Francesca Mustat sono tutti qui. E’ stato molto bello il passaggio nel quartiere latino anche se avevo qualche timore a mettere i piedi sul ponte di legno bagnato e sui marciapiedi di marmo pieni di curve e controcurve.    Inserire 2 km molto spettacolari in centro città è sicuramente una buona scelta. Pazienza se bisogna sacrificare qualche secondo. Il rettilineo finale è molto affollato e lungo a sufficenza per godersi un arrivo tra la gente.

Conclusioni

Poco dopo il traguardo ero quasi incredulo del tempo. Per qualche minuto temevo mi potesse svanire, che il tracciato fosse più corto o ci fosse un errore nel cronometraggio. Invece il Garmin segnava 42.51 km alla media di 4’/Km. I freddi numeri sono 2h51’26”, (il tempo reale 6″ in meno), 37esimo assoluto e ottavo di categoria.

Non è mai successo di terminare una maratona così bene, senza crisi. Ho impegato 44″ in più nella seconda metà rispetto alla prima (1h24’38” contro 1h25’42”). Non è male. Quello che più mi rende felice è il fatto di aver dimostrato di poter tornare a correre forte dopo l’infortunio. Non dovrò rinunciare a fare le maratone come piace a me. Credo di aver fatto delle buone scelte dopo l’infortunio: lo stretching, gli esercizi di core stability, ecc. Sono anche felice del fatto di aver fatto un tempo migliore di quanto prediceva il test di Yasso. Di solito in maratona facevo 4-5 minuti peggio del previsto. Ieri ho fatto un minuto meglio. Una volta tanto le sensazioni erano più veritiere dei test in allenamento.

Credo che l’infortunio mi abbia fatto comprendere quello che leggevo da tempo nei manuali, e cioè che gli allenamenti non devono essere fatti sempre come se si fosse in gara. Ci sono delle andature che massimizzano la preparazione per la maratona. Un altro fattore importante per la preparazione è stato il tuning delle ultime settimane. Sono passato da 4 settimane con oltre 110 km/settimana a 76 km ed infine 62 km. Uno scarico ben fatto, che mi ha fatto guadagnare in fiducia.

Di admin

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