La Bavisela non ha deluso le attese. E’ stata una gran bella giornata, serena e soleggiata, con una ambientazione mozzafiato e una splendida compagnia. Il mio risultato personale é stato buono, avrei poco di più da chiedere da una giornata così calda e con un percorso così impegnativo. L’ho conclusa in undicesima posizione in 1h15’25”. E’ il mio miglior tempo sulla distanza. In 7 settimane ho migliorato di 51 secondi il mio precedente 1h16’16” ottenuto a Vittorio Veneto. Pensare che all’arrivo non ero per niente soddisfatto e pensavo di aver buttato alle ortiche una bella gara. Ma andiamo con ordine …
Prologo
Non si può chiedere di meglio che andare ad una gara con i propri compagni di squadra chiaccherando e scherzando. Arriviamo un’ora prima della partenza e sebbene mi sia cambiato e preparato in autobus, per me é già tardi. Ho tempi molto lunghi di ambientamento e riscaldamento. Vado all’arrivo per l’appuntamento con la foto con i colleghi di Trieste e poi comincio la mia corsa lenta. Inbocco una stradina solitaria in discesa. Dopo un km mi giro e torno indietro. Scoprirò più tardi che poco più avanti c’era un bel porticciolo di pescatori. La prossima volta non mancherò la visita.
Ritornato in zona partenza trovo un viottolo deserto ed ombreggiato. Ideale per gli esercizi di stretching dinamico e mobilità articolare. Fa caldo e questo mi preoccupa. Per fortuna l’aria é secca. Niente di peggio del caldo afoso. Qualche minuto prima della partenza torno in griglia e trovo posto nelle prime posizioni. La partenza viene ritardata di circa 15 minuti. Rimango a cuocermi al sole, mentre chi può si ristora all’ombra. Durante il riscaldamento le sensazioni erano discrete, anche se non mi sento al top. Sentivo le gambe pesanti come sempre accade nei periodi caldi. Due ore di viaggio seduto (tra auto e autobus) non hanno aiutato la freschezza muscolare. So, comunque, che passerà dopo pochi km, non appena partirà la gara. Ultimo saluto ed incoraggiamento con i compagni di gara e poi si parte.
Via
Si parte in salita. Non ho particolari problemi alla partenza. Non vengo rallentato perchè parto in progressione. Nei primi metri Jessica si accorge che le sono alle spalle e mi lascia passare aprendomi un varco. Dopo qualche centinaia di metri vedo Loris. Siamo partiti vicini, ma lui é sempre molto abile nello sgusciare tra la folla al via. Sempre bello trovare compagni di squadra in questi momenti, mi da coraggio.
Arrivato in un tratto di falso piano supero Simona Staicu, vecchia conoscenza della Trevisomarathon. La saluto per nome e mi saluta anche lei, ma francamente non so se si ricorda di me. Nei primi 2 km supero una ventina di atleti e poi mi accodo in un gruppetto che mi sembra avere un passo buono ma non esagerato in questo primo tratto in salita. Grazie ai lunghi rettilinei in leggera salita vedo che il serpentone si sta ordinando come previsto. Perdo di vista molto presto il Keniano, Scaini e Bernardi. Alla dovuta distanza vedo le sagome inconfondibili di Pitteri e Zanoni. Che strana coppia! Conosco il primo dal blog, mentre il secondo perchè é autore di ottime prestazioni quasi ogni domenica nelle gare nella mia zona. Per me é molto strano vederli nella stessa gara perchè li ho sempre associati a contesti separati. Con loro vedo Rosalba Console, il marito Caimmi e altri atleti che non conosco. Riconosco anche Spessot per la curiosa somiglianza con il maratoneta statunitense Ryan Hall e Matteo Redolfi recentemente laureatosi compione regionale di maratona.
Resto al coperto in un gruppetto di 4-5 atleti per tutta la salita. Al km 5 finalmente posso bere un sorso di acqua e mi rovescio il resto della bottiglia sulla testa, trovando un po’ di refrigerio.
Discesa
La salita finisce e comincia una leggera discesa. Un atleta in testa al gruppo crea un piccolo buco e mi muovo per andarlo a chiudere. Una volta raggiunto lascio correre le gambe senza rallentare. Penso di dare un cambio ma forse aumento un po’ troppo la velocità perchè girandomi vedo il gruppo molto allungato. Sto puntando l’atleta di fronte a me e forse ho accelerato un po’ troppo. Continuo a buon ritmo e in un paio di km raggiungo l’atleta che avevo davanti (Luca Mattighello). Mi fa passare e si accoda. Dopo qualche km non lo sento più alle spalle ma non mi volto. Comincio a puntare la coppia Redolfi-Spessot di fronte a me. Per lunghi tratti viaggiamo alla stessa velocità. Recupero terreno, ma ad occhio é solo per il fatto di scegliere traiettorie più favorevoli, sembra che stiamo viaggiando alla stessa velocità. Al km 10 quasi come al precedente rifornimento bevo un sorso e svuoto il resto della bottiglia in testa. Forse però questa volta non era del tutto necessario. Il caldo non mi da troppo fastidio. Questa doccia un po’ mi scompensa. Intorno al km 12-13 arrivo alla distanza minima dai due che mi precedono, ma quando penso di averli ormai raggiunti, loro accelerano (o diminuisco io …), fatto sta che mi sembra troppo impegnativo lo sforzo per colmare il distacco e perdo terreno. Il passo medio dei 10 km di leggera discesa (93 metri di dislivello, quindi poco meno dell’ 1% di pendenza) é di 3’30″/Km. Prima della fine della discesa comincio a perdere sempre più terreno dai due che mi precedono, nonostante gli ultimi 500 metri di discesa alla media di 3’23″/Km. Si stanno giocando le loro carte.
Pianura
Per due volte in discesa mi supera Daniele in bicicletta, si ferma un poco più avanti
e sfodera la sua macchina fotografica, regalando a tutta la squadra un ampio servizio fotografico. Raggiunto il piano comincio a sentire un fastidio al fianco destro. Mi era già capitato in qualche allenamento, in qualche maratona e maratonina. Spesso ho dato la colpa all’acqua che ho bevuto. In questo caso credo che abbia influito anche il cambio di pendenza. Infatti l’ultimo tratto di discesa é quello più ripido. Percorro gli ultimi 500 metri alla media di 3’23″/Km. Faccio fatica a respirare, tengo la migliore andatura possibile, ma dopo 500 metri a 3’40″/Km quasi lucidamente decido di camminare e massaggiarmi il fianco. Affondo un paio di dita nel punto dolorante mentre respiro profondamente. Mi sembra passi una eternità prima di sentirmi meglio, in realtà dovrei aver camminato per circa 100 metri. Percorro questo km in 4’08”. Quindi posso dire di aver perso circa 30″ da questo problema. Riprendo un po’ alla volta, prima correndo piano battendo il cinque a qualche bambino, poi riprendo la velocità a poco a poco che il dolore passa. Supero subito un atleta che mi aveva passato mentre per recuperare Mattighello ci metto almento un altro km. Riprendo a correre a 3’40″/Km, mi supera un atleta della maratona, che però dopo poco si pianta novamente. Davanti sono quasi incredulo nel vedere Spessot perdere terreno. E’ ancora lontano ma sto guadagnando terreno velocemente e sono convinto di riuscirlo a prendere, sarà sicuramente in grossa difficoltà se ho guadagnato terreno nonostante i miei problemi. Deve esserci stata una bella battaglia con Redolfi. Mi focalizzo completamente su di lui. Non guardo il cronometro, non so che tempo sto facendo e nemmeno quanto manca. Penso solo a gestire il distacco. Vedo che si volta, mi vede e accelera un pochino. Devo impegnarmi di più per recuperare terreno. Vedo dei palazzi e mi sembra che siano quelli che circondano piazza Unità d’Italia. Accelero ancora e mi preparo per l’allungo finale. Gli arrivo a 10 metri. Si gira ancora, sembra tranquillo. Non é la piazza giusta, manca ancora un pochino. Faccio un km in 3’23” ma nonostante ciò perdo terreno. Mi sta gestendo, non lo posso attaccare e allora negli ultimi 200 metri mi rilasso un pochino e arrivo 5″ dpo di lui. Non mi sono girato ma sento che la posizione non é a rischio. Vedo il cronometro al traguardo che segna 1h16′ abbondanti, ma ancora non so ancora che é sbagliato.
Dopo l’arrivo
Penso di avere fatto una brutta gara e di aver sprecato una buona condizione di forma per colpa di quel dolore al fianco. Sono davvero dispiaciuto ma penso alla bella sensazione di velocità lungo la strada costiera, alla bellezza del paesaggio, al fatto di aver dato quello che potevo e alla compagnia degli amici. Mi prendo qualcosa da bere e torno al traguardo ad aspettare i miei compagni di squadra. Mentre aspetto guardo il Garmin e vedo 1h15′ ma non ci bado. Penso che non abbia considerato quando camminavo. Quello che conta é il crono ufficiale e sono convinto di aver fatto 1h16′.
Dopo aver recuperato la borsa e chiaccherato con i compagni di squadra ritorno in zona arrivo ed entro nel recinto delle premiazioni per chiedere informazioni. So che é previsto un premio per il primo arrivato tra i dipendenti del Gruppo Generali, che é Title Sponsor della manifestazione. Mi fa molto piacere conoscere dei simpatici colleghi triestini che si sono adoperati nell’organizzazione di questa particolare classifica. Ho il piacere di assistere alla cerimonia di premiazione da un punto di vista privilegiato. Gli atleit Keniani, per quanto siano sconosciuti ed anonimi mi affascinano sempre per il loro fisico così incredibilmente minuto. Vedo Simona Staicu, in attesa di essere premiata, chiaccherare con le altre atlete. Ho la tentazione di andare a farle i complimenti, poi desisto. Penso che non si ricordi di me, che sarei solo un rompiscatole.
Alla consegna del premio alle donne viene annunciata la lituana Diana Ziliute. Dopo aver lasciato l’attività sportiva ha un ruolo importante in Diadora, sponsor tecnico dell’evento. Per cinque anni passavo tutti i giorni in autobus a fianco di casa sua a Cornuda, ai piedi della rampa che porta alla Rocca. Buttavo l’occhio verso l’ampia vetrata della sua veranda in cui si vedeva (quando le tapparelle erano alzate) una bicicletta sempre sui rulli, un lettino per massaggi e alcuni macchinari della sua palestra personale. Per un amanate dello sport era una vera e propria stanza di divertimenti, con vetrate su tre lati. Ricordo bene gli addobbi di quando ha vinto i mondiali di ciclismo su strada juniores e quando lottava per il tour de France femminile. Studiavo all’università e ci passavo solo due volte a setimana quando ha vinto i mondiali. Ogni volta che passavo di là ci buttavo l’occhio, per avere uno scampolo della vita di una grande campionessa.
Mentre aspetto ancora la mia premiazione, accendo il cellulare e guardo le classifiche du Tds. Scopro che sono arrivato all’11esimo posto con un tempo di 1h15’25”. Sono quasi incredulo ma felice. Forse la camminata ha avuto meno effetti negativi di quanto credevo.
Tuttavia la soddisfazione più grande é vedere Simona Staicu che dopo la premiazione viene da me e mi chiede come é andata. Non si é dimenticata dei 35 km corsi assieme alla Trevisomarathon. Le faccio vedere la classifica e il suo tempo sul cellulare, ancora non lo sapeva. Rimane un po’ delusa del suo 1h17’53”, ma non le chiedo oltre. Mi conferma che andrà a Rio e le rinnovo il mio in bocca al lupo.
Finalmente arriva il turno della mia premiazione. Una bella emozione salire sul palco in piazza Unità d’Italia. Appena sceso vado a prendere l’autobus per la doccia, poi pasta party con la squadra. Nel lungo viaggio di ritorno in autobus c’è tempo per chiaccherare e scherzare. Penso al mio risultato e poco alla volta comincia a salire la soddisfazione. Ero troppo preso dal fatto di essermi fermato dopo la discesa, ma in fin dei conti la prestazione non é stata male. Mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi preso il “treno” della coppia Redolfi-Spessot, che avevo quasi raggiunto dopo metà gara. Hanno fatto il tratto in salita molto forte per me non so se avrei avuto la forza di restare con loro. In discesa li ho rimontati, ma ho l’impressione che abbiano gestito l’andatura. Non credo che avrebbe cambiato molto.
La lunghezza totale rilevata dal mio Garmin FR 630 (20.85 km) mi suggeriva qualche riserva sull’effettiva lunghezza del percorso, ma in diversi mi hanno fatto notare che le 2/3 gallerie nella roccia rendono poco affidabile la misura satellitare. Per curiosità ho guardato il tracciato ricostruito sulle mappe e ho visto grossolani errori nella parte iniziale. La strada formava un serpentina, con curve di ampio raggio che formavano un continuo zig-zag. Il segnale satellitare é stato approssimato con un lungo rettilineo che taglia le curve passando per l’erba. Analogamente é successo lungo la serpentina della strada costiera. Questo mi convince abbastanza nell’affidarmi più alla misura dell’organizzazione che a quella satellitare.
Futuro prossimo
Allora incornicio e archivio questo 1h15’25” (5″ in meno nel real time) assieme alla splendida giornata scaldata da un sole primaverile e da grandi amici. Nei giorni successivi la stanchezza e la soddisfazione mi tolgono la voglia di affrontare la preparazione per la Corritreviso. Ci vuole tanta motivazione e convinzione per portare a termine una preparazione per una 10 km con il caldo estivo. Se ho dubbi adesso, mi schianterò alle prime ripetute a 30°. Inoltre devo trovare un nuovo equilibrio nelle mie caratteristiche.
I risultati degli ultimi 8 mesi dimostrano che ho trascurato l’aerobica di base a favore della capacità anaerobica. Vorrei aprofittare dell’estate per ritararmi, senza obiettivi cronometrici o agonistici. Questi hanno il pregio di aiutare la motivazione e l’impegno, ma anche un importante difetto. Quello di ricercare in ogni allenamento una conferma in vista della gara. Più vado veloce in allenamento e più sono convinto di andare forte in gara. Questo comportamento brucia energia per niente e sposta lo stimolo all’adattamento in una zona fuori target. Penso quindi che passerà tutta l’estate prima che spilli nuovamente un pettorale sulla maglietta.