Conoscevo già le insidie del percorso. Nei primi 4.2 Km si sale di 60 metri (pendenza media di quasi 1.4%), ma la parte più dura sono i primi 500 metri. Una volta raggiunta la strada costiera si scende di 85 metri in 10 km (qusai 1% di pendenza media, con un tratto più ripido poco prima del piano).
Infine ci sono 7 km sul lungomare, praticamente pianeggianti. La temperatura é salita dai 20 ai 21.6° sempre soleggiati. Il vento risultava leggermente a favore nei primi 2 km (in cui però si era abbastanza riparati dentro la costa) e leggermente contrario ma in aumento fino al km 15. Non supera però i 3 Km/h, quindi praticamente quasi ininfluente, anzi, forse un leggero sollievo dal caldo. Per gli standard triestini credo sia proprio un raro giorno di assenza completa di vento. Ho patito il caldo in fase di riscaldamento e nei km iniziali, mentre lungo la costa la brezza aiutava a rinfrescare.
L’intenzione era di superare i primi km di salita con calma cercando un gruppetto. In disceva volevo tenere un buon passo, sicuramente non attendista come a Vittorio Veneto, ma senza esagerare, perchè sapevo che dopo una discesa anche la pianura sembra salita. Mi sono comportato come da programma. Non sono riuscito a trovare un gruppetto. Le partenze caute hanno il pregio di tenerti su di morale perchè corri sempre in rimonta ma il difetto di farti perdere i treni buoni.
Questo é il grafico del passo e della frequenza cardiaca.
Si nota la prima fase in salita con passo medi odi 3’43″/Km e frequenza cardiaca che si assesta velocemente attorno ai 170 bpm. Nei 10 km successivi di leggera discesa, fino alla “camminata”, tengo un buon passo medio di 3’31″/Km. Il km più lento é il decimo, forse anche per il rifornimento. Da notare il calo della frequenza cardiaca dopo il km 9.
Perdo 6 bpm in 6 km. Francamente non so se é per la stanchezza muscolare o per una sorta di rilassamento e attesa del finale. Non ero a tutta in ogni caso. Dopo la brutta esperienza della camminata porto a casa gli ultimi 5 km abbondanti con un passo medio di 3’36″/Km. Anche questi molto buoni e in linea con la previsione e le aspettative. La freqeunza cardiaca ha avuto un picco nell’ultimo km, quando ho dato tutto per giocarmi il decimo posto.
Posso quantificare in circa 30″ il tempo perso per colpa del dolore al fianco. Probabilmente mi avrebbe permesso di raggiungere Spessot oppure di avvicinarlo prima e quindi avere una maggiore motivazione nel tratto finale. Pensare che avevo avuto l’impressione che la mia gara fosse definitvamente compromessa. Mai fidarsi delle sensazioni quando si é poco lucidi.
Questa esperienza mi ravviva un insegnamento non nuovo ma qualche volta trascurato: in gara si fanno i conti alla fine. In qualunque situazione bisogna portare a casa il risultato migliore che si può fare. Una volta arrivato al traguardo c’è tutto il tempo che si vuole per analizzare la prestazione, calcolare la media, confrontarli con altre gare o altri atleti e fare tutti i ragionamenti che si desidera. Ma fin che si é in gara, il tempo serve solo per correre e bisogna essere concentrati su questo. In queste situazioni non si ha la lucidità per rendersi conto con obiettività della situazione che si sta vivendo.
Devo dire che sono stato bravo (e fortunato) a fermarmi e cercare di risolvere il problema, senza portarmelo dietro fino alla fine. Forse ho peccato un po’ nella ripartenza. Potevo essere più deciso, ma con più di 5 km all’arrivo pensavo che con quel dolore sarebbe stata dura tenere una media decente.
Mai mollare, quindi, rosicchiare ogni piccolo secondo, anche se non sta andando come si vorrebbe. Alla fine può fare la differenza. Ho confrontato la gara con la prestazione di Vittorio Veneto. Non si può tirar fuori molte osservazioni che non siano già state fatte.
La frequenza cardiaca leggermente più elevata per i primi 10 km potrebbe essere dovuta al caldo. Negli ultimi 4-5 km invece la frequenza cardiaca era più bassa per colpa probabilmente della demotivazione e della stanchezza muscolare dovuta alla discesa. Nell’ultimo km grazie allo sprint a distanza con Spessot si é rialzata decisamente. Non ho neanche patito molti problemi muscolari quel giorno e i giorni successivi, segno che ero preparato a sufficenza e non sono andato oltre ciò che permetteva la mia condizione.
Ora che i giochi sono chiusi posso dichiarare a cosa puntavo per questa gara. L’obiettivo era, in condizioni ottimali, tenere un ritmo di 3’30″/Km, e quindi terminare in 1 e 14 basso. Tutta la mia preparazione era stata programmata su questo obiettivo. Esagerato? Non credo, visto che avevo appena fatto 1e16 basso due settiman dopo una maratona, senza preparazione specifica, con un percorso difficile in una gara controllata per 2/3.
Sono quindi piuttosto soddisfatto del risultato finale, perchè se prendiamo in considerazione tutto ciò che ha reso poco ideale l’ambiente complessivo su cui si é svolta la prestazione, direi che sono andato abbastanza vicino all’obiettivo.
Riguardo i 30″ dovuti al problema del dolore al fianco, non ci sono molti dubbi. Nel km a cavallo della “passeggiata” ho corso a 4’08”, quindi in totale almeno 30″ in più del km più lento di tutta la gara. Per il resto é abbastanza difficile poter stimare quanti secondi possa aver perso per gli altri inconvenienti. Tra questi il caldo del giorno della gara, non eccessivo in realtà, ma uno dei primi della stagione dopo qualche giorno fresco. La frequenza cardiaca insolitament eelevata prima della partenza era un segnale della mal sopportazione del caldo. Probabilmente un effetto ancora più negativo lo hanno avuto gli allenamenti saltati per colpa degli sbalzi termici della prima metà di aprile e i conseguenti raffreddore e piccola bronchite. Il caldo elevato e gli improvvisi cali di temperatura hanno condizionato ben tre settimane di allenamento.
Ricordo di essermi chiesto per qualche giorno se ci credevo veramente a questa gara, dopo che mi hanno fatto notare che “non sembravo molto convinto“. In effetti c’è una differenza enorme tra gli effetti di un ottimismo di facciata e una convinzione profonda delle proprie possibilità.
Infine ci sono le difficoltà del percorso. Sebbene il dislivello totale sia negativo, non é una gara facile nè veloce. Correre non é come andare in bici. In discesa si va più veloci, é vero, ma costa di più E appena non si scende più ti si presenta il conto senza sconti. Per questo non considero la Bavisela una gara “da tempone”, almeno per le mie caratteristiche. Non so se tutte queste cause possono valere il minuto scarso che separa il tempo in condizioni perfette da quello segnato domenica. In ogni caso sono contento per come ho portato avanti la mia preparazione e credo sia stata efficace dal punto di vista metodologico.
In un prossimo articolo mi vorrei soffermare sulla modalità con lui l’ho stilata e i principi che ho seguito.