Il giorno della gara entro in griglia in discreta forma fisica. Mi fa sempre male il ginocchio sinistro, ma so che quando corro mi passa. Ho uno strano senso di fiducia che però non ha conferme oggettive. In tutti gli allenamenti svolti sono andato più piano dello scorso anno, ma allo stesso tempo non ho mai svolto un lavoro così specifico per la maratona. Non ho il metro per confrontarmi con le altre maratone, quindi non so effettivamente quanto posso valere in gara. Però mi sento bene e ho voglia di dare il massimo.
Questa sensazione mi toglie pressione sul risultato. Mi andrebbe bene anche una maratona di transizione, senza personale, pur di non finire ancora in crisi. Penso di partire in modo attendista e aspettare l’evolvere degli eventi.
Per comodità divido la gara in 4 parti.
Parte 1: 10 km in cui seguo qualche gruppetto, prendendo come riferimento un ragazzo sloveno. Passo medio di 3’46″/Km, decisamente migliore del previsto ma un po’ rischioso. A cavallo del nono faccio un km in 3’40” con la frequenza cardiaca che supero i 162 bpm. Troppo presto e troppo forte. Decido di mollare il gruppetto e continuare da solo. La cadenza si mantiene sopra i 90 passi al minuto.
Parte 2: 21 km a 3’49″/Km. Questo é il mio ritmo. Raggiungo un ottimo equilibrio. Assorbo lentamente le difficoltà del cavalcavia di Malcontenta e le accelerazioni improvvide dovute al tifo di amici. In piazza ferretto oltrepasso i 170 bpm … andavo forte o era l’emozione?? Si nota che l’incremento della frequenza cardiaca (linea rossa) sale sempre ma é meno ripida rispetto alla prima fase. La gestione del ritmo, pur pagata a caro prezzo (resto solo) ha evitato la crisi, diversamente da quanto avvenne l’anno scorso. La cadenza torna leggermente sotto i 90 passi al minuto.
Parte 3: 8 km al passo di 3’57″/Km, in progressione negativa. Una volta usciti dal Parco di San Giuliano, ci si trova con il cavalcavia e la solitudine del ponte. Non patisco molto il lungo rettilineo, mi piace per fare ritmo. Il vento é laterale, non da fastidio. Il rallentamento é dovuto alla stanchezza. Escludendo i cavalciavia all’inizio e alla fine del ponte, con i vari raccordi e curve, ho percorso il ponte alla media di 3’54″/Km. La stanchezza mi costa 5″ al Km. Ci sta.
Parte 4: negli ultimi 3 km ho tirato i remi in barca. Passo medio di 4’13″/Km. Un minuto “regalato” al crono finale, tuttavia avevo le gambe molto molto stanche, poca voglia di combattere, nessuno vicino e un buon risultato in tasca. Tengo famiglia, accontentiamoci … Ho provato ad accelerare all’ultimo km qunado mi sono reso conto che con un km in 4′ netti stavo sotto le 2h43′. Al primo ponte, però ho desistito. Col senno di poi, avrei potuto insidiare l’atleta di fronte a me, che sul ponte mi aveva sorpassato con grande convinzione ma su cui avevo recuperato nel finale.
Nel grafico di seguito ho evidenziato i tratti di vento contrario. In realtà non sono molto significativi, tuttavia ricordo che mi davano parecchio fastidio. Non credo abbiano influito più di tanto.
Si poteva fare meglio? Quanto potevo valere? Una maratona senza ponti mi avrebbe tolto 1 minuto. Non ho dubbi. Ma sia ben chiaro che non rinuncerei mai all’arrivo di Venezia per un minuto in meno 😉
Anche correre da solo per 30 Km e i 6 cavalcavia o sottopassaggi mi hanno tolto come minimo un altro minuto. Un percorso ottimale mi avrebbe portato vicino alle 2h40′, che quindi diventerà un mio prossimo obiettivo. Per scendere al sotto avrei avuto bisogno di una preparazione meno condizionata dal caldo e più focalizzata sulla tenuta del ritmo gara.
5 mesi per costruire questo risultato. Lo scorso maggio, dopo la bella prestazione alla Bavisela, cercai di programmare il periodo estivo ed autunnale. Riflettendo sul recente passato capii che le due maratone con crisi nel finale erano figlie della tendenza ad estremizzare la velocità negli allenamenti. Decisi quindi di rinunciare alle gare brevi in programma d’estate (Corritreviso in particolare) e dedicarmi ad un periodo di “condizionamento fisico”. Ho cominciato a correre lentamente per più tempo possibile, anche due volte al giorno, anche con 30°C. Tra giugno e luglio ho corso 5 settimane alla media di 130 km/settimana, prima di fermarmi per le vacanze e passare un mese con solamente un centinaio di km. Questa faticaccia mi ha permesso di riprendere a metà agosto con una grande base aerobica. Purtroppo il clima non mi ha aiutato e ho avuto poco tempo da dedicare ai ritmi specifici. Questa maratona mi ha regalato una esperienza da cui ho imparato moltissimo dal punto di vista della preparazione.
Il confronto con il personale precedente. Il mio vecchio miglior tempo in maratona risaleva al 6 marzo del 2015. Feci 2h44’08”. 61″ in più. Premetto che il percorso era diverso e soprattutto l’orologio che ha memorizzato i dati é diverso e le differenze sono ben visibili.
I freddi dati. 26esima maratona (tutte concluse), decima a Venezia, nona sotto le 3h, seconda sotto le 2h45′. Tempo ufficiale di 2h43’07”, tempo effettivo 2h43’03”. Miglior tempo personale del percorso e assoluto. 32° assoluto, 28° maschile, 14° italiano, 6° di categoria.