La Corritreviso é stata la prima gara dopo 558 giorni. Per tanti versi é stato come un nuovo inizio. Era la prima gara dopo l’anno e mezzo di “chiusura” dovuta alla pandemia. Per me era anche la prima gara dopo un susseguirsi di problemi fisici che mi avevano fatto perdere la forma e impedito di allenarmi per molto tempo. Per tutti questi motivi ovviamente l’aspettavo da tanto tempo e non vedevo l’ora di correrla.

La mia gara

Arrivato a Treviso, vedere il viavai di atleti in centro con la busta ha suscitato un ricordo sopito. Al ritiro del pettorale ho ritrovato una decina di compagni di squadra. Anche loro non vedevo di persona da tanto tempo. Il tempo passa in fretta quando c’è un anno da raccontare e arriva subito il momento di assistere alla partenza della gara delle atlete e degli atleti over 50. Lo sparo della partenza mi provoca un brivido e l’impressione di trovarmi su un displuvio tra due “epoche” diverse. Assisto al passaggio dei primi due giri dei compagni di squadra poi mi avvio verso le mura della città a cercare un po’ di aria fresca per il riscaldamento.

Mi sento in condizioni discrete. Non posso sentirmi particolarmente pimpante alle 20, dopo una giornata di lavoro e attività varie. Mi godo questo momento di attesa. E’ una serata ventilata, calda ma non afosa. Decido che oggi corro per divertirmi. Non ho niente da chiedere da questa gara, se non questo. Non ho la condizione per ambire a tempi appaganti o piazzamenti di categoria. Voglio fare 2, 3 giri in controllo, poi si vedrà.

Torno in tempo per assistere all’arrivo di alcuni amici e poi tutti in griglia, distanziati di mezzo metro. Sono tra le ultime posizioni, con i compagni di squadra. Impiego 20″ circa dallo start a passare il via. Le norme anticovid prevedono una classifica “reale” che tiene conto del rilevamento elettronico del passaggio. Quindi partire davanti o dietro ha poca importanza. Per i primi 500 metri l’andatura é condizionata dal traffico. In piazza Borsa, come ogni anno, sento la gola completamente secca, ma dovrò attendere un altro giro per avere l’acqua. La prima salita allunga il serpentone. Si abbassa la velocità ed é più facile recuperare qualche posizione senza spendere troppo in sorpassi azzardati.

Corro al mio ritmo, non trovo gruppetti a cui accodarmi. Dopo la fine del primo giro finalmente posso bere. Prendo una bottiglia da mezzo litro! Che bella sorpresa non avere a che fare con bicchieri di plastica! Bevo e mi verso l’acqua che rimane in testa. Dopo qualche minuto pago dazio. Fitta nella zona del fegato. Mi capita spesso quando bevo in corsa. Il peso dell’acqua crea scompensi e i muscoli dell’addome si arrabbiano. Qualche km e passa.

Ogni tanto butto l’occhio all’orologio, quando passo sotto un lampione. Controllare la velocità é molto difficile col buio. Al termine di ogni giro lo speaker annuncia il tempo e mi accorgo che sono appena sopra la media di 10′ al giro, che era il mio obiettivo ottimistico. O sto andando piuttosto forte, o il giro é più corto dei 2600 metri dichiarati.

Lo sprint per l’ambitissimo 78° posto 🙂

Durante il terzo giro mi chiedo se é il caso di accelerare, ma preferisco attendere. Ho paura di scoppiare. Le gambe vorrebbero spingere di più, ma sento molto caldo e sono a corto di fiato. Mi da coraggio recuperare diversi corridori molto stanchi che stanno pagando una partenza troppo veloce. Il terzo giro sarà il più lento, forse proprio per l’attesa di sparare tutto al quarto e ultimo.

Decido di accelerare solo nell’ultimo rettilineo prima della salita dell’arrivo. La sensazione di velocità mi gasa. Un atleta prova a starmi dietro e mi incita a non rallentare alla fine. Produco l’ultimo sforzo in salita, sento di avere ancora tanta forza per nuo sprint che mi consente di arrivare con altri due atleti proprio sul traguardo. Concludo soddisfatto salutando i compagi di strada dell’ultimo km e mi dimentico di stoppare l’orologio.

Sono molto soddisfatto, credo sia l’unica volta in cui durante la Corritreviso non ho pensato “mai più”. Ho ricordato a me stesso la “mentalità da maratoneta”. In maratona non si può mai dare il massimo. Prima o poi poi le difficoltà arriveranno e ci sarà bisogno di molta energia per affrontarle. Negli ultimi anni ho spessoosato troppo e quindi credo sia positivo riassaporare la soddisfazione di una gara condotta con pazienza.

Analisi

La serata era calda ma non afosa. Il vento si poteva apprezzare in qualche tratto più aperto, ma tra i palazzi l’aria ristagnava. Probabilmente é una delle Corritreviso più fresche degli ultimi 10 anni. Secondo l’app Runbull c’erano circa 22.8°C, 65% di umidità e un vento leggero di 8Km/h. Sempre secondo Runbull le condizioni ambientali dovrebbero avere influito rallentandomi di circa 10″ sul tempo della gara. Sinceramente credo che in condizioni ideali avrei potuto migliorare il tempo di più di 10″, ma probabilmente l’app non tiene conto del calore sprigionato dal cemento dai palazzi che sono rimasti tutto il giorno sotto il sole. Inoltre ogni persona ha una risposta differente alle condizioni atmosferiche. Anche con qualche kg in meno ho sempre sofferto il caldo. La mia condizione ideale é la pioggia, proprio perchè mi permette di disperdere gfacilmente il calore.

Il percorso é sempre il solito, tutto saliscendi, quasi tutto in pavé, molte curve e poca pianura. I palazzi alti e le numerose curve rendono poco affidabile la rilevazione del segnale satellitare. La distanza dichiarata (ma non certificata) é di 2600 m al giro e quindi 10.400 Km totali. A mio giudizio é sovrastimata. Vorrebbe dire che il tempo del vincitore (l’ottimo Paolo Zanatta) corrisponde a 30’20” in 10 km esatti, su un percorso di saliscendi in pavé e con 3/4 di gara corsi in un gruppetto di 5-6 elementi. La misura di 9.96 Km del io Garmin, d’altra parte, appare esagerata in difetto. Presumo che la distanza effettiva possa essere tra 10.100 e 10.200 m.

I valori del passo sono poco indicativi a causa della scarsa ricezione del segnale tra i palazzi e della tortuosità del tracciato. Da notare la frequenza cardio che non sale come nel passato (l’età …)

La mia prestazione é stata pressochè costante in tutta la gara. C’è uno scarto di massimo 11″ tra il giro più veloce e quello più lento: 10′03″, 10′03″, 10′11″, 10′00″. Forse nel terzo giro mi sono un po’ “addormentato” temndo di esagerare per il finale. Anche la sensazione di sforzo é sempre stata costante e sostenibile. Evitando l’allungo finale, di sicuro avrei potuto compiere un altro giro.

Le relavazioni ufficiali testimoniano una rimonta di posizioni che mi inorgoglisce. Resto comunque molto lontano dalle posizioni in cui mi piaceva galleggiare. A guidicare dagli atleti che avevo come riferimento per il mio livello di due anni fa, ci sono circa 2′ di differenza.

Di admin

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